martedì 18 agosto 2009

Clandestini / Marco Di Domenico

Bello, stimolante ed intrigante sin dal titolo questo libretto divulgativo di Marco Di Domenico dedicato ad alcune specie aliene invasive, molte delle quali presenti nell'ormai famigerato elenco delle 100 specie aliene più pericolose del mondo.

Cosa siano le "specie aliene invasive" l'ha sinteticamente e benissimo spiegato Meristemi, in un suo ormai celebre post di qualche mese fa:
[...] animali, piante e microrganismi che per effetto del trasporto da un habitat all’altro trovano per varie ragioni ampie nicchie fertili in cui prosperare e moltiplicarsi a dismisura, in genere a causa dell’assenza di competitori diretti. La limitata concorrenza può avere effetti drammatici sulle altre specie presenti nell’ecosistema in cui arrivano gli “alieni”, in quanto la competizione per le risorse può divenire altamente squilibrata o possono essere assenti forme di resistenza o di autoregolazione.
Molti organismi arrivano nel nuovo habitat grazie a passaggi creativamente scroccati alle acque di zavorra delle navi o ai carrelli degli aerei, o altro, molti altri grazie a consapevole introduzione da parte dell'uomo. E' stato consapevolmente introdotto in Australia negli anni '30, ad esempio, il rospo della canna (Bufo marinus), in qualità di predatore di due insetti infestanti la canna da zucchero. Lotta biologica: e tutto sarebbe andato benone se il buffo Bufo avesse agito come da copione e si fosse limitato a mangiare gli insetti. E invece no: quegli stupidi rospi iniziarono...
... a mangiare tutto il resto.
I girini divoravano girini di anfibi nativi, gli adulti inghiottivano piccoli animali domestici, coleotteri, api, formiche, termiti, grilli e ogni altro insetto, chiocciole e molluschi marini, rane e rospi, giovani serpenti e piccoli mammiferi selvatici. [...] E non si limitavano a mangiare: con la bufotossina avvelenavano cani e gatti domestici, uccidevano qualunque animale la cui dieta includesse gli anfibi, le loro uova e i loro girini, competevano con gli animali insettivori e i piccoli predatori [....] Coccodrilli, serpenti, dingo e quoll vengono tuttora decimati dal veleno. E poi aironi, nibbi, chiurli, corvi e ratti, persino grossi ragni [...].
Si studiano strategie genetiche dirette a interferire con la riproduzione e guerre a colpi di virus mortali.
Nelle città intanto si costruiscono barriere anti-rospo.

Come diceva maestro Fukuoka?
Ah, sì:
più sono elaborate le soluzioni
più complicati diventano i problemi

Forse in questo momento siete sulla riviera romagnola e vi state sbafando un piatto di spaghetti alle "vongole veraci"... filippine. Oppure siete in ammollo a Pantelleria, avete appena avvistato un colorato pesce "lessepsiano" del Mar Rosso e nemmeno vi vien in mente di chiedervi che cosa ci faccia lui lì, neppure un pensierino di ringraziamento per Monsieur de Lesseps (Canale di Suez, 1869), ingrati!
Siete invece in montagna ad imprecare contro il dissesto idrogeologico del Belpaese? Prima di esagerare con gli accidenti ricordate che anche le nostre mamme-nonne potrebbero essere enumerate tra le concause indirette. Eh sì: pensate a quelle belle pelliccette di castorino (Myocastor coypus, nutria) in voga negli anni '50 tra le signore vorrei-ma-non-posso, pensate alla moda che cambia e alla nuova coscienza animalista che avanza. Fatto? Pensate ora agli allevamenti dismessi, agli animali rimessi in libertà, all'abitudine tutta nutriesca di ridurre gli argini dei fiumi a gruyère.

Myocastor coypus
(foto di terrebasse)


E così via leggendo. Sono quarantacinque le specie prese in esame nel libro -i due terzi sono animali, ma d'altro canto l'autore è un dottore di ricerca in biologia animale ed occorre perdonargli questa sua debolezza- e molto, molto istruttive, mirabolanti e stupefacenti sono le storie di disastri (causa-effetto, piccolo sassetto che inizia la valanga, effetto domino e quant'altro) che il Di Domenico perversamente ci snocciola.

E i vegetali?
Forse un po' meno eclatanti e affascinanti i disastri verdi, forse meno entusiasta il Di Domenico nel raccontarceli, chissà. Ma ecco comunque numerose piante introdotte per i più svariati motivi in Italia e poi sfuggite alla coltivazione, piante che "hanno scelto la libertà" -e che libertà: maclura (Maclura pomifera), topinambur (Helianthus tuberosus), fitolacca (Phytolacca americana), Acer negundo (pianta che al nostro Autore sta particolarmente sulle scatole, vai a sapere perché), gelso da carta (Broussonetia papyrifera), robinia (Robinia pseudacacia), ailanto (Ailanthus altissima).
Ma anche agave (Agave americana) e fico d'India (Opuntia ficus indica): mica credevate fossero siciliani doc, vero? Il fico è "d'India" proprio come erano "indiani" gli individui avvistati da Cristoforo Colombo nelle "Indie", ovvero: americano.

Libretto avvicente come un thriller dove storia, geografia, ecologia, economia e biologia si mescolano in continuazione, per il piacere e l'orrore del lettore.
Difetti:
- alcune specie sono solo appena appena accennate, we want more!
- un ulteriore approfondimento della storia sociale non sarebbe stato affatto sgradito, we want more!
- finisce troppo in fretta, dura troppo poco, we want more, more, more!


Disclaimer grande come una casa, suggerito dal fatto che viviamo in tempi di sbarchi a Lampedusa e allarme sicurezza e, per reazione, tempi di riscoperta delle "nostre radici cristiane" miste ad ampolle di acqua del Po, ronde verdi, dialetto nelle scuole e millemila altre mirabolanti "invenzioni della tradizione": la qui presente equipaje diffida in anticipo da troppo facili (e rozzi, faciloni, indebiti, inadeguati, fuori luogo, quanto mai qui sgraditi e via minacciando) equazioni e parallelismi tra gli avvenimenti biologici e quelli sociali.

E tuttavia, tuttavia: questo libretto fa il paio con il già citato post del mai troppo citato Meristemi, e post e libretto forniscono numerosi, interessantissimi input. Batterie di domande incalzano: non son forse ricorrenti e naturali i disastri? Non è forse l'uomo una specie come un'altra? Forse che i marziani non sono verdi?

S'i' fossi un gruppo di lettura toscano sensibile a queste tematiche, guarda, su un libretto del genere ci organizzerei addirittura su una seratina ;-)
Buona lettura.

Marco Di Domenico
Clandestini : animali e piante senza permesso di soggiorno
Torino : Bollati Boringhieri, 2008
204 p. : ill. [a cura di Marco Di Domenico]; 19 cm.
isbn: 9788833919454
€ 16,00.

42 commenti:

Anonimo ha detto...

Pero' non vale. Uno torna dalle ferie proprio oggi, con la coscienza leggera per aver smaltito almeno in parte gli arretrati di lettura e tu infierisci cosi', vanificando le fatiche estive...

(e grazie, eh, per tutte le belle parole)

mauri ha detto...

Clandestini, siamo tutti clandestini, io sono clandestino e mi sento un clandestino, non è che forse sono un alieno e non lo sapevo. Ciao

equipaje ha detto...

Buongiorno! :)

Maurino clandestino! T'interesserà sapere che c'è anche un capitolo dedicato alla Metcalfa pruinosa?

Mai troppe né troppo belle, Magister, mai mai. Ma lei e il Di Domenico prima o poi dovreste proprio parlarvi, sa? (avessi solo uno straccio di link dove linkarlo). Bentornato! :)

mauri ha detto...

Mi spaventa quel lei, allontana le persone e poi il Di Domenico è un ricercatore universitario, io mi considero uno ..... ma passiamo oltre ........
rimanendo in tema di clandestini, che piaccia o no sono specie antagoniste (oggi va tanto di moda questa parola) e tutto ciò grazie all'uomo e alla sua tanto voluta globalizzazione ....
Ne sa qualcosa il Dodo estintosi in circa 70 anni proprio grazie alle specie antagoniste (sempre grazie all'uomo) non si parlava ancora di globalizzazione ma qualcosa già si intravvedeva, purtroppo non riusciamo ad imparare dai nostri sbagli!!!!!

giam ha detto...

Metto le mani avanti: non sono un esperto, non mi occupo approfonditamente o professionalmente di questi temi, ed in più ho sonno... ma 'sti temi mi tirano... :-)
Abbozzo alcune rozze "tesi" che mi sono "costruito" in base alle mie esperienze dirette e letture:
- Forsesintomo ulteriore della nostra distanza dalla "natura" è l'idea della "natura-mamma", premurosa ed affidabile nella sua staticità, in "equilibrio" per definizione
- Non credo che la "natura" sia statica (nè tantomno premurosa) oppure in equilibrio: se equilibrio c'è, è piuttosto un equilibrio "tendenziale", un equilibrio attorno al quale si oscilla a colpi di sconvolgimenti, estinizoni, etc.
- Spesso mi definisco un "ecologista per egoismo": credo che la "natura" non comprendanecessariamente nè me nè la foca monaca e se mi interesso alla sopravvivenza della foca monaca è perchè la sua scomparsa sarebbe (o è...) una cattiva notizia per la qualità della vita(o sopravvivenza... speriamo di no...) della specie alla quale appartengo, non perchè amo la "natura" o la foca monaca
- In buona sostanza: il post di Meristemi sulla "natura come abitudine" credo colga nel segno e ponga una serie di questioni mica da poco...
- Gli sdilinguimenti sulla "natura" con uccellini cinguettanti, pane nei forni a legna, orticelli e via discorrendo (n.b.: IO amo il cinguettio primaverile, faccio il pane, ho un mini-orticello) corre il rischio di "allontanarci" dalla "natura", considerandola come qualcosa in fin dei conti messa lì per noi umani, oppure qualcosa che "abbellisce" noi umani... insomma qualcosa di separato da noi
- Forse le vere sfide non si giocheranno tanto sul "conservare" la "natura", quanto sul capirla e sull' "usarla" nel miglior modo possibile... per darci la miglior vita possibile, in senso materiale e culturale
- Guardare al passato come uno scrigno di pratiche eco-compatibili, temo sia errato e storicamente non corretto: l'arrivo degli uomini in nord-america pare abbia determinato l'estinzione "istantanea" di molte specie (cavallo in primis); il disboscamento di sicili, sardegna, varie isoile minori italiane, (o dell'islanda...), l'introduzione massiccia di coltivazioni "alloctone" (ulivo, castagno, cipresso, grano, etc.) avrà provocato l'estinzione di chissà quali specie o ecosistemi in italia
- I discorsi sull' identità, il locale, la tradizione, etc. mi lasciano sempre più perplesso (come registra anche equipaje). Forse l'identità dovrebbe essere pensata non solo e/o non tanto sulla base delpassato, quanto del futuro, chiedendoci più "dove vogliamo arrivare?" che "da dove veniamo?"

...beh... mi fermo anche se non credo di aver detto nè chiaramente nè esaurientemente.. :-)

Ciao :-)

TroppoBarba ha detto...

Nutrie ne ho viste. Devo ammetere che un po' fanno paura. Non era meglio se prendeva piede la moda del nudismo?

equipaje ha detto...

TroppoB, ma sai che figurone le nutrie addosso alle mamme!

Giam, e chissà se invece eri esaustivo..? ;) Grazie *

Mauri: e con i dinosauri, come la mettiamo? ;)

marzia ha detto...

qui da me c'è pure l'opuntia compressa!
se poi vai lungo il po, di clandestini ne trovi a volontà.

equipaje ha detto...

Guarda Marzia: a te invece ho pensato leggendo dell'Euphorbia esula... una specie che qui in Italia non fa danni ma che è inclusa nell'elenco della "100 più pericolose del mondo" per via dello sfracello che sta invece causando nei pascoli degli Stati Uniti. Interessantissimo!

Il Gambero Rotto ha detto...

[...] trovano per varie ragioni ampie nicchie fertili in cui prosperare e moltiplicarsi a dismisura, in genere a causa dell’assenza di competitori diretti. La limitata concorrenza può avere effetti drammatici [...], in quanto la competizione per le risorse può divenire altamente squilibrata o possono essere assenti forme di resistenza o di autoregolazione. [...]

Malgrado il tuo gentile (ma fermo) invito, non riesco a non ravvisare in quanto riportato una certa analogia con delle lande infestate dal “Priapicus senescens” e dalle specie sue succedanee, scambiate per una “risorsa” da taluni - presunti - competitori diretti.

Un abbraccio.

equipaje ha detto...

Piano con quel "senescens"!
Giusto ieri Priapapicus ha ribadito la sua intenzion di vivere sino a 120 anni: ha dunque appena appena passato la mezza età (e ci seppellirà tutti, comincio a temere).

Abbraccio anche a te :))

mauri ha detto...

I dinosauri sono un discorso a parte fanno parte del ciclo naturale dell'evoluzione, mentre il dodo è studiato proprio per la sua repentina scomparsa in così breve tempo ad opera dell'uomo! Non è stata una scomparsa dovuta a cause naturali.

equipaje ha detto...

Dunque l'uomo non è una specie naturale?
Per questo rimandavo al post di Meristemi:

[...] una sorta di peccato originale per cui l'uomo si pone, lui sì, come alieno alle cose naturali. L'uomo non si vede né si concepisce come realmente integrato negli eventi naturali, nelle dinamiche evolutive, ma si definisce “colpevole” di spostare specie viventi da un habitat all'altro. In realtà questo ruolo è condiviso con molte altre specie [...]
Che cosa è dunque “naturale”? Che l'uomo contribuisca al rimescolamento delle specie viventi sul pianeta, dando un contributo alle dinamiche dell'evoluzione in quanto parte del “sistema”? [...]

.manu. ha detto...

Ecco, giusto per restare in tema di studi: prendi il commento di giam, trasportalo sui cambiamenti nelle pratiche agricole dovuti alla costruzione di una diga (e agli incentivi dell'unione europea, il recupero di colture autoctone, il biologico, ecc ecc) in una piccola comunità rurale della Puglia et voilà la mia tesi specialistica!
Mi permetto poi di segnalare anche io qualche lettura interessante sugli argomenti, seppur su diversi fronti:
- per quanto riguarda la globalizzazione, sarebbe più corretto parlare di globalizzazioni..iniziamo a pensare agli imperi romani e musulmani..non si é forse trattato di globalizzazioni?!(Per saperne di più Amselle, Connessioni)
- E poi la meravigliosa Natura! Questo essere supremo cristallizzato ed irraggiungibile..tutto é un divenire! Non é separata da noi e soprattutto non é PER NOI, dovrebbe essere passato da un pezzo il momento in cui l'uomo pensava di essere al centro del mondo! Anche se, a mio modesto avviso, l'etnocentrismo, quello no, non passa ancora! (uno per tutti, Remotti docet!)
Bacis!

equipaje ha detto...

Vada per le globalizzazioni. E che il chiarissimo prof. Giam si consideri nominato correlatore della fanciulla che usa le gambette! ;)

Andrea Mangoni ha detto...

sì, l'uomo non può continuare a considerarsi al di fuori della natura... e sì, non siamo gli unici a "far muovere bestiole e piantine in giro per il mondo...
però siamo l'unico essere vivente in grado di distruggere con le proprie azioni biodiversità a piè sospinto. In questo siamo ASSOLUTAMENTE oltre ogni limite di naturalità.
Ho scoperto di recente che i fossi e le siepi nelle campagne della mia famiglia esistono almeno dal XV secolo. E immagino che la ricca e variegata comunità di anfibi ed invertebrati che li abitava avesse continuato a farlo per gli ultimi 400 anni.
2 anni fa è arrivato il gambero rosso della louisiana (Procambarus clarki). Il risultato è stato l'estinzione di tutti i macroinvertebrati d'acqua dolce e di buona parte degli anfibi.
E' vero, le specie si muovono anche senza l'uomo. Ma il numero di specie e lo spostamento spaziale che l'uomo ha causato negli ultimi anni hanno fatto una cosa che raramente nell'ultimo millennio era stata fatta: hanno distrutto meticolosamente la biodiversità del nostro Paese introducendo un numero esorbitante di specie alloctone (oltre agli altri effetti antropici). Credo che questo sia già abbastanza, no?

marco ha detto...

mi imbatto ora in questo blog, che non conoscevo. ringrazio tutti per aver letto, parlato e discusso del mio libro. è una bella sensazione, anzi bellissima. e concordo sulle critiche, tranne qulla sul negundo. anzi, lo incoraggio a fuggire e liberarsi! caso vuole che mi sto trasferendo a siena. e che sarei felicissimo di scambiare altre chiacchiere con voi, meglio ancora a voce. è il mezzo che preferisco. a tutti i clandestini, un abbraccio. marco di domenico

equipaje ha detto...

Andrea
colgo il dispiacere. Ormai so quanta dedizione c'è su quelle rive (nel libro c'è anche il fetente rosso della Louisiana, sì).
Il numero esagerato delle specie presenti dipende dalla velocità del processo in corso, direi... e non è un processo diretto in un'unica direzione (vedi sopra nei commenti l'esempio dell'Euphorbia esula), i mutamenti sono davvero globali.


Marco
ma che meraviglia poterti ringraziare "di persona" per tutte le notizie e gli spunti forniti dal tuo libro! Saremo felicissimi anche noi, di poter seguitare a scambiare le idee :)
Un abbraccio anche a te.

Spero che amici e compagni toscani approfittino della disponibilità e dell'occasione (un link, una mail, un cell., però magari aiuterebbero, eh ;)

[ma che gran cosa, l'internette]

giam ha detto...

X marco
eh no! non mi scappi! :-)
Se vuoi e puoi, mettiti in contatto con me all' e-mail NOSPAMMMgpap@freemail.it oppure NOSPAMMMgruppolettura@tiscali.it (in ambedue i casi eliminando dall'indirizzo i caratteri maiuscoli): avrei da farti una proposta per l'autunno



X manu:
potesti dirmi/dirci qualcosa in più sulla tua tesi? a me intereserrebbe

X equi:
ma quale prof...! non sono nemmanco laureato e a scuola andavo malissimo... :-)

Aggiungo/estendo qualcosa al tema che (nei limiti dati da internet) stiamo discutendo, prendendo spunti dagi vari interventi
- Le parole hanno sempre contorni sfumati: "natura" è una parola di per sè dai molti significati, oltretutto caricata da "significati" emotivi. A rigore tutto è "naturale", in quanto determinato da cause comprese nel noistro universo: la stricnina, le supernovae, le viole mammole, le radiazioni.
- "Natura" oggi è molto caricata da valenze "verdi" e quasi equivale a "se l'uomo non c'è o non interferisce, allora è tutto ok".
- Forse sarebbe meglio parlare di "ambiente" (come già si fa, ma spesso dandogli le stesse valenze emotive di "natura"); forse si dovrebbe intendere nel senso che una specie chiamata Homo Sapiens cerca di crearsi un ambiente confacente.
- Arrivo alla banalissima conclusione che l' "ambiente" deve essere modificato... il problema è il come ed a vantaggio di chi
- Intanto credo che conosciamo molto poco dell' "ambiente": per esempio si legge che sono “censite” due milioni di specie viventi, ma mica si sa quante sono… qualcuno stima cinque milioni, altri quindici, qualcuno cento… Quindi la scienza (buona?) darebbe una gran bella mano all’ H. Sapiens…
- Ho la forte impressione che sui temi “ambientali” e/o verdi ci sia molta, troppa “moda”, superficiale protagonismo (fra l’altro me lo diceva, senza essere da me imbeccato, un tizio “verdissimo”…). Tutto viene mischiato con tutto, basta che sia lontano nel tempo o nello spazio: yoga e ortaggi, sciamani siberiani e cottura del pane… Che dal passato o da altri paesi ci sia del buono da acquisire è indubbio, ma dubito fortemente che gli indios (per dire) siano tutti ecologisti che hanno in orrore la tv e le patatine fritte. Altro es.: potremmo ragionevolmente cuocere il pane tutti nel forno a legna? Quanta legna servirebbe?
- Ho conosciuto persone (tante) che sbandieravano la propria coscienza “naturale” perché ci hanno l’insalata nell’orto, salvo annaffiare copiosamente con acqua potabile, girare in suv 4x4 2000, avere tre-quattr-cinque PC in famiglia, etc.
- L’ “ecologico” oggi è anche business ed a molti livelli
- Andrea giustamente evidenzia la rapidità di molti cambiamenti e, per altro, anche io sono "testimone" di alcuni di questi: da tre anni da me sono aumentate le zanzare, dieci anni fa qui era pieno di rospi ed ora nulla più, etc. (oscillazioni di popolazioni?); non sostengo che questo sia "buono" o "naturale", ma provo banalmente a vedere se e cosa ci "conviene"

Ciao.... e scusatela logorrea :-)

Anonimo ha detto...

cari tutti, vi ringrazio dell'entusiasmo e della curiosità. quest'ultima è quella che manda avanti il mondo. e più modestamente quella che ha mi ha sostenuto. altrimenti perché occuparsi di negundi, ailanti, metcalfe e rospi marini? comunque, la mia mail è marcodido1@yahoo.it ma fino ai primi di settembre sarò impossibilitato a rispondere, perché spero di andarmene una settimana in vacanza. a presto, allora. marco

Anonimo ha detto...

ps. mi sono firmato anonimamente per incapacità nell'utilizzo del mezzo (non mi ricordo più come avevo fatto ieri...) ma sono sempre io. di nuovo un saluto a tutti. marco di domenico

.manu. ha detto...

Ciao! Bè, la mia tesi é in antropologia, per ora ho fatto "solo" ricerca sul campo e raccolta di materiale; mi sto approcciando alla bibliografia e presto inizierò a scrivere, quindi ancora non c'é materiale vero da darti e mettermi qui ad analizzare punto per punto sarebbe un po' laborioso..però se hai qualche curiosità ne chiacchiero volentieri, altroché!

Unknown ha detto...

Interessante, molto.

giorgio ha detto...

Mi ha divertito che il titolo del mio blog Fruttidistagione ti abbia tratto in inganno. Mi hai dato la libertà di scambiare Fili di paglia per un blog che insegna a fare i cestini di vimini! Scherzi a parte, la casualità ha una funzione importantissima nella vita, gli scienziati la chiamano serendipità, per cui vediamo se nasce qualcosa di buono. Intanto ho conosciuto il tuo blog che è molto interessante.
Buon settenbre, Giorgio.

giorgio ha detto...

Settembre con la emme!

equipaje ha detto...

LOL
Vediamo, vediamo! :D

Manu tu dicci che noi ascoltiamo (siam gente stranina, qui)

per tutti/e: lascio lì sopra in chiaro la mail di Marco Di Domenico, e speriamo che non lo riempiano di spam. Se lo contattate e organizzate, fate sapere!

PS: post aggiornato con foto di nutria gentilmente spedita da Vera (terrebasse). Grazie!

Renato ha detto...

Direi che viviamo in un "tempo" dentro il quale l'umano, per non fare danni, deve restare immobile, non fare nulla e ... lentamente estinguersi ... o almeno provarci.

cat ha detto...

da qualche anno, qui da noi i torrenti, su, su fino in montagna (Le ho viste anche a Siusi e in Val Gardena) sono invasi - apparentemente/pacificamente, da una specie di Impatiens originaria del Tibet, l'Impatiens glandulifera.
Bella è bella, probabilmente è stata piantata in qualche orto e di lì, col suo frutto esplosivo/geniale i semi hanno raggiunto le vette di sette metri in sette metri.
E' un piacere anche per me tornare a rilleggerti signora Equipaje, il tuo blog è un crocicchio importante, di quelli da segnare nelle mappe, saluti clandestini, cat

equipaje ha detto...

In effetti qui come ci si muove si sbaglia. (Renato, tu tendi leggermente a leggermi nel pensiero :)

Cat?! Ma sarà mica il malefico crocicchio edipico tra Corinto e Tebe? O uno di quei crocicchi dove tutte le frecce indicatrici han su scritto "tutte le direzioni", lì si arriva e lì ci si pianta? :)

(Credo che questa notte sognerò un plotone di Impatiens glandulifera che balzellon balzelloni -di sette metri in sette metri- tenta di riguadagnarsi la cima del perduto Himalaya).

Erbaviola ha detto...

Il problema nutrie... lo conosco davvero bene. La lomellina ne è piena e ultimamente anche di conigli baby, non so come si chiamino queste mini-lepri che si riproducono a manetta per il gaudio unico dei cacciatori idioti. Comunque. Noi, quelli della coscienza animalista, abbiamo proposto mille e un rimedio all'invasione delle nutrie. Nessuna risposta dai comuni, sono troppo presi a fare rotonde.

Il libro me lo sono segnato, danke :)

equipaje ha detto...

Non si può certo dire che non siano carine, né mettere interamente in conto a loro il dissesto degli argini -che ha cause ben più rilevanti.

(De rien Mademoiselle. Ma si segni anche la mail dell'esimio dott. Di Domenico, potrebbe tornarle davvero utile).
:)

clochart ha detto...

a proposito di clandestini ho in mente una cosa sulle lumache...
PS non ti è venuta la scimmia di anobii? io sono stata contagiata da un paio di settimane...e ogni volta che vedo un libro (non tutti i libri, tranne rosa e thriller e molti romanzi) ho una felice febbre alta....!!
http://www.anobii.com/clochart/books

Artemisia ha detto...

Agh! La sfida alle robinie infestanti è una costante delle vacanze in campagna del marito. Se un giorno gli capitasse di beccare chi le ha importate, penso che ne farebbe polpettine. :-)

Ma com'è che nei blog si finisce di incontrare vecchie conoscenze (giam, giorgio, ecc.)?

.manu. ha detto...

@Artemisia: l'ha importata Jean Robin! Bé, dài, però grazie a lei ci pappiamo un ottimo miele!

equipaje ha detto...

Jean Robin Hood, esatto :^)
Arte: ora devi convincere il maritino a darsi all'apicoltura :)

Pupa, è fantastico l'accoppiamento delle limacce!
Quanto ai libri > LibraryThing (ma in via del tutto teorica).

Ciao!

silphion ha detto...

Eh si, questo soggetto non sembra volerci abbandonare, navighicchio in giro e trovo sempre qualcuno che ne parla :-)
Grazie per la piacevole lettura, spero ci si ritrovi ad ottobre a parlare ancora.
Namaste

Nicola ha detto...

api... rane toro... conigli...
Spiace dirlo...
Non credo che esistano specie "invasive" e tanto meno riesco ad imputare all'uomo tutta la colpa (almeno, non più di quanto possa farlo con gli uccelli migratori che trasportavano nello stomaco semi e tra le piume parassiti).
Lungi da me l'assoluzione piena: l'uomo ha accelerato i tempi di un meccanismo continuo di distruzione e creazione.

Credo che la sua colpa, dell'uomo, (...e qui mi ergo a gelatina subsenziente...) sia soprattutto nella ricerca delle soluzioni.
Stavo leggendo tempo fa un libretto di uno scrittore italiano sull'ecologia (datato 1973, comprato alla stazione di Milano per 1,20 euri usato... poi cerco i dati, giuro...)
Lui affermava, 1973, che non sia più il tempo di fermarsi e preservare ma quello di comprendere meglio i sistemi mobili naturali e le relazioni che con essi istauriamo (con sistemi naturali si intenda la biota nella sua totalità).
Le invasive hanno possibilità di prendere piede solo in sistemi danneggiati e, tendenzialmente, lo fanno per ristabilire equilibri.

Un'esempio scioccho: la Robinia. Nessuna robinia sarebbe mai in grado di soppiantare un bosco naturale, sano dotato di un'alta biodiversità. Lei, poveretta, ha prosperato soprattutto in terreni impoveriti in cui gli equilibri erano stati spezzati. Ora, essendo il puntuto alberone un'azoto fissatore il suo compito era quello di permettere al suolo di ristabilirsi generando un nuovo equilibrio (non è dato sapere se il risultato sarà visibile nell'arco di una generazione o di un paio di anni) che poi, quell'equilibrio, a noi piaccia o meno è un'altro discorso.
Stesso discorso si potrebbe fare sull'apis mellifera che chi l'aveva mai vista in america ecc... ecc...

Anche l'ailanto poveretto... non è finito sul gretto delle autostrade solo per caso e neanche per perfidia/idiozia umana... fa parte di un gioco enorme di spostamenti e riorganizzazioni continue.
L'errore umano rimane solo e sempre quello di pensare di poter controllare quel gioco.

ps. Sono al fiume... tra la sabbia del gretto stanno spuntando i pomodori nati dai resti di pic-nic di ferragosto e scagazzati dalle cornacchie che saccheggiano gli orti: il pomodoro (per quanto bandiera della cucina mediterranea) è, come ben si sà, una simpatica pianta sudamericana che ha seguito più o meno lo stesso iter della robinia (solo che era più buono)
;)

Paolo Tasini ha detto...

Urca che bella discussione! Brava Equipaje :)

Io su questo tema mi trovo molto combattuto. Penso che la cosa più importante sia approfondire le nostre conoscenze e non inchiodarsi alle prime acquisizioni. Ultimamente mi inalbero quando trovo proclami come quello che ho riportato sull'ultimo mio post e che ho preso dal sito del dipartimento Risorse naturali del Wisconsis:
http://attraversogiardini.it/2009/08/30/erbe-giganti/

Mi agita un ideale di vita che uso un poco come carota, un ideale che persegue l'accoglienza di quante più esistenze possibili. Non mi piacciono concetti come comunità esistente, razze autoctone, ecc.. Mi interessano le dinamiche, la capacità di integrarsi, la crescita del molteplice... A parole suona semplice poi l'esperienza "viva" complica parecchio, ma non trovo motivo sufficiente per arrendesi!

Un saluto a tutti :)

equipaje ha detto...

"Urca che bei commenti!" dovresti piuttosto dire, Paolo :)

Il soggetto non ci abbandonerà tanto presto, mi sa: c'è un gomitolo (intricato) di questioni là fuori, è ora di iniziare a dipanare.
E sul tema sarei davvero *molto molto molto* curiosa di leggere presto anche qualcosa di Silphion, non solo nascosto
nei commenti ai blog altrui.
Namaste a te, Marco! :)

Le invasive hanno possibilità di prendere piede solo in sistemi danneggiati e, tendenzialmente, lo fanno per ristabilire equilibri

Punto di vista originale e importante che sposta i termini della questione, questo: varrebbe decisamente la pena approfondire
(e quando torniamo a postare, laggiù?)

***

marco ha detto...

cari lettori tutti, tra uno scatolone e un altro, l'iscrizione al medico di base, il cambio delle utenze e quello del conto corrente, riesco a leggere la posta e vedo con piacere che i clandestini continuano a suscitare curiosità. pleonastico dire che gongolo di piacere e che l'idea di parlarne a voce insieme da qualche parte in toscana mi sembra sempre più bella. rispondo in ordine sparso a qualche questione che ho letto qua e là.
1. I conigli baby di ERBAVIOLA dovrebbero essere in realtà minilepri o silvilaghi (Sylvilagus floridanus) di origine nordamericana (tanto per cambiare), introdotti in Italia a scopo venatorio già dagli anni sessanta e acclimatati in tutta l'Italia settentrionale. insomma non bastavano agli amici cacciatori le lepri europee e i conigli, tutti introdotti.
2. La impatiens di CAT è diffusa qua e là anche nel Lazio e in Umbria, sempre in luoghi umidi. si: bella è bella...
3. per MANU: l'ottimo miele di acacia (cioè di robinia) è si ottimo, ma spesso pieno di robaccia, perché le robinie crescono sovente lungo strade e ferrovie, dove polveri e metalli abbondano. vai a dire alle api di bottinare solo su robinie pulite.
4. e sono quasi d'accordo con NICOLA. la dispersione dei viventi è insita nella vita stessa, e l'uomo ha solo accelerato il processo. il problema è che l'ha accelerato troppo! e non lo controlla più. l'ailanto non sarebbe arrivato da solo dalla cina, e del resto nemmeno il pomodoro, che dio ce lo conservi. solo che il pomodoro non dà origine a popolazioni selvatiche vitali, anche se è vero che singoli semi germinano qua e là. ma poi la cosa finisce lì. il pomodoro è una coltura controllabile, neutra. l'ailanto no. e non se ne sentiva sinceramente la mancanza. e non è una questione di utilitarismo. forse se i pomodori fossero infestanti li considereremmo diversamente e li faremmo secchi col diserbante, chissà.
5. a PAOLO TASINI dico che ha ragione. la vita E' rimescolamento, a tutti i livelli: molecolare, cellulare, tissutale, sistemico, individuale e popolazionale. e pure interspecifico. non ci sarebbe vita se l'ipofisi non dialogasse con l'occhio e questo con il piede, nemmeno se gli individui non si scambiassero luoghi e informazioni, dai batteri all'uomo, passando per i funghi e le piante, lo fanno tutti. e meno male. ma - ripeto - il ritmo è ormai eccessivo, e questo solo per azione umana, e solo o quasi negli ultimi 500 anni. namaste a tutti, e se volete a presto. il 12 e il 13 sarò a mantova per il festivaletteratura a presentare il libro. ho un paio di incontri e comunque trovate tutto sul sito del festival. se qualcuno ci capita... marco.

equipaje ha detto...

Marco: vado a postare il tuo commento sotto forma di post così siam certi che tutti possano leggere le risposte.
Grazie tantissime! E a presto, insh'Allah :)

Afrika Örgüsü ha detto...

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