
"... your most symbolically resonant step in building a new American food culture. And that is this: tear out five prime south-facing acres of the White House lawn and plant in their place an organic fruit and vegetable garden."
["... il passo simbolicamente più significativo nella costruzione di una nuova cultura alimentare statunitense. Che è questo: convertire cinque ottimi acri di prato della Casa Bianca esposti a sud in un orto a frutta e verdura."]
Ve lo ricordate questo appello?
Si trova all'interno della lunga ed appassionata lettera aperta -"Farmer in chief"- che Michael Pollan indirizzò al futuro Presidente degli Stati Uniti nell'ottobre 2008 (e che fu a suo tempo segnalata da Meristemi).
Si trova all'interno della lunga ed appassionata lettera aperta -"Farmer in chief"- che Michael Pollan indirizzò al futuro Presidente degli Stati Uniti nell'ottobre 2008 (e che fu a suo tempo segnalata da Meristemi).

Quel pezzo di Rete statunitense che ha fatto campagna per "un orto alla Casa Bianca" in questi giorni è in festa, perché Michelle Obama ha dato il primo -e presumibilmente anche ultimo, ma non importa- colpo di vanga. Si tratta di uno spazio poco più che simbolico -non certo i cinque acri di cui parlava Pollan- ma l'orto alla Casa Bianca si farà.
Diciamolo pure: la stilosa Michelle, costretta da superiore ragion di Stato a coniugare il rastrello con gli stivaletti Jimmy Choo, non appare qui del tutto a suo agio. E tuttavia questa è una foto che ha qualche chance di finire suilibri siti di storia. Un gesto denso di messaggi rivolti non esclusivamente agli statunitensi. Propaganda? Ovvio che è propaganda. Ma non per questo banale, o irrilevante.
Diciamolo pure: la stilosa Michelle, costretta da superiore ragion di Stato a coniugare il rastrello con gli stivaletti Jimmy Choo, non appare qui del tutto a suo agio. E tuttavia questa è una foto che ha qualche chance di finire sui
Al di là delle note di educazione ambientale rivolte alle giovanissime generazioni, che cosa ci sta dicendo Michelle, con quella vanga in mano? Forse non tutto quello che ci piacerebbe sentire, ma comunque: un sacco di cose.
Che il cibo deve essere sano, anzitutto. Un'affermazione niente affatto scontata in un paese dove la cultura alimentare dominante è quella del cibo veloce, economico e "facile", e dove le patologie da obesità incidono in modo allarmante sulla spesa sanitaria. E l'invito a mutare abitudini alimentari ha implicazioni che conducono assai lontano.
Che il cibo deve essere locale e (implicitamente) che riducendo la catena alimentare si riduce il consumo energetico.
Che questa localissima produzione potrà essere assai varia -nel First Orto ci saranno 56 tipi di colture- ed ottenuta senza pesticidi.
E che nelle immediate vicinanze ci saranno anche le api -e pazienza se le bambine avranno un po' di paura. Api che stanno morendo un po' ovunque, ricordate? Forse Michelle, oltre a Pollan, tra i suoi numi ispiratori ormai annovera anche l'orto di carta ;)
Che il cibo deve essere locale e (implicitamente) che riducendo la catena alimentare si riduce il consumo energetico.
Che questa localissima produzione potrà essere assai varia -nel First Orto ci saranno 56 tipi di colture- ed ottenuta senza pesticidi.
E che nelle immediate vicinanze ci saranno anche le api -e pazienza se le bambine avranno un po' di paura. Api che stanno morendo un po' ovunque, ricordate? Forse Michelle, oltre a Pollan, tra i suoi numi ispiratori ormai annovera anche l'orto di carta ;)

Forse ci piacerebbe sentire anche altro. Però, già così: pare poco?
Ci dice, infine, e questo non è certo l'ultimo dei messaggi, che la situazione generale è davvero assai grave. Perché l'ultima prima di lei a violare i prati della Casa Bianca con i Victory Gardens fu Eleanor Roosevelt, nel 1943: e allora c'era la Seconda Guerra Mondiale.
Naturalmente qui più di tanto non ci si fida, e questa è certamente propaganda. La propaganda di questo genere, però: che ben venga. Less oil, more sunlight :)
Ci dice, infine, e questo non è certo l'ultimo dei messaggi, che la situazione generale è davvero assai grave. Perché l'ultima prima di lei a violare i prati della Casa Bianca con i Victory Gardens fu Eleanor Roosevelt, nel 1943: e allora c'era la Seconda Guerra Mondiale.
Naturalmente qui più di tanto non ci si fida, e questa è certamente propaganda. La propaganda di questo genere, però: che ben venga. Less oil, more sunlight :)