domenica 26 ottobre 2008

WALL*E, recensione in tre righe

Tocca tutti i temi che stanno a cuore a noi catastrofisti "verdi".
Ha per protagonista una pianta -dunque l'umanità.
E’ splendido sotto ogni punto di vista.

Extraterrestrial Vegetative Evaluator

Lasciate perdere chi vi dice che è solo una storia di amore tra robottini, che è “solo” animazione e che per giunta è fantascienza, turatevi il naso sulla Walt Disney e sui suoi battage pubblicitari e andate a vederlo –sul film per ora mi trattengo e non dico altro (e ce ne sarebbe).
Andate e restate seduti a vedere anche i titoli di coda, pure da standing ovation (seguiranno domande del tipo: ma come faranno questi poveri umani, incapaci di badare a sé stessi?)
Uscite poi dalla multisala (18 sale) sita al secondo piano di un centro commerciale e, mentre scendete usando le scale mobili, abbiate cura di comparare il venerdì sera che vi sta intorno -colori vivaci, finta allegria, finto casino, mucchi di cibo finto- e la sua umanità obesa con quello che avete appena visto sullo schermo. Uscite infine –no, non a riveder le stelle, che' da qui non si vedono- uscite all'aperto nel buio dell’estrema periferia ex-industriale milanese, quella squallida dove finisce Milano ed inizia Sesto San Giovanni e mancano solo i grattacieli di spazzatura e sì: siete proprio voi, e siete appena usciti dalla Axiom.

Non vedrete l'ora di rimettervi gli scarponi ed andare in montagna a camminare, di tornare a comunicare con il vostro gatto e la vostra Zamioculcas, di evitare gli sprechi e riciclare -e che vi taccino pure di naïveté e sentimentalismo, accomodarsi. Altro che solo robottini innamorati e "solo" fantascienza, pfui.

Terra: Bastava solo averne cura
Terra = Agente contaminante


(Un giorno o l’altro un post sulla centralità della marginalità e sull’importanza degli scarti e delle pattumiere lo devo scrivere per forza).

20 commenti:

michele ha detto...

l'altra faccia della medaglia.
esco da un cinema di trenta posti tipo familiare, dopo aver visto www.ilventofailsuogiro.com/ che parla di un francese ostinato che vuole allevare capre nelle valli occitane piemontesi, passeggio in mezzo a callette buie, senza turisti (almeno la sera!), torno a casa e guardo le stelle!

il luogo incide parecchio
saluti
Michele

equipaje ha detto...

Qualcuno oltre a me che ha visto davvero Il vento fa il suo giro, NCPC! :)
==> Qui here ici aquí<==)

/equipaje, commossa :)

Anonimo ha detto...

Sarà per tutta la "rumenta" che mi porto a casa per futuri ipotetici progetti... ma ognitanto mi sento un po' wall*e (per ora ho letto il fumetto...)

equipaje ha detto...

Nicoll*E : quando scriverò quel post in otto tomi saprò a chi dedicarlo :)))

Anonimo ha detto...

Copio/incollo qui una ciamiamola "recensione" che ho scritto per "il vento fa il suo giro". Spero che diverta anche un po' e solo per questo lo riporto. Ciao :-)


Il film mi è simpatico già per come è nato: autoprodotto, pubblicità a passaparola, fatto con pochi soldi ed attori in gran parte improvvisati. Quando vedo cose fatte con pochi mezzi e molte idee mi sento rinfrancato un pochino. Chissa'... forse mi conferma e mi ricorda che la vita non è fatta solo di soldi, che, forse, si potrebbe migliorare senza i soliti mezzi. Detto ciò, andiamo nel merito del film. Ho scritto "senza sorprese". Non ce ne sono granchè, in effetti. Perchè dobbiamo essere sorpresi? La sorpresa scema presto, diventa il "già visto". Poi ci sono cose che scavano dentro, come avrei detto una trentina di anni fa.

Ok... cerco di riprendere il filo. Allora: che c'è in questo film? C'è uno, per esempio, che si sta a fare la carne alla brace, con il grembiulino, il forchettone e tutta la satolla soddisfazione del vilegiante che è andato a villeggiare, appunto, nel paesiello di montagna così sano, naturale e silenzioso. Ma c'è qualcosa che non funziona...: c'è 'na puzza, ma 'na puzza, che... Allora il tizio segue la scia della puzza, a mo' di segugio, ed arriva ad una stalletta dove trova i colpevoli: maiali. Ed i maiali puzzano. Allarga sconsolato le braccia, esusto più che indispettito. Già: uno il paesello lo vuole di montagna, con la caciotta caprina ed salamello stagionato, ma senza capre e maiali. Che puzzano, per definizione. Metti poi che 'sti maiali sono di un francese che è arrivato nel paesello per fare il pastore di capre, 'na cosa strana insomma. All'inizio nel pesello dicono che, almeno, non è un meridionale o un albanese, però poi, diciamolo, uno che prima faceva l'insegnante e poi si mette a fare il pastore... via: un qualcosa non è chiaro. E poi ci rovina la nostra cultura, montanara e pittorica.

Ma nella nostra "cultura" non c'erano pure i maiali puzzolenti...? Obiezione respinta.

Fotografia del film: bella ed aiutata dal posto stupendo. 'Sta bella fotografia ci ricorda, forse, che c'è un' Italia bellissima, di cui non frega niente a nessuno. E manco della "cultura tradizionale", che non sia materia di discussione post-vacanzaiole con il collega che ci dovrà invidiare. Però, se poi viene un francese con le capre ed i maiali, qui nella nostra "terra", è un "forestiero", cioè esce dalla foresta, come un animale feroce. Non un homo (notato l'assonanza con "omo", "uguale"? Approfondirò etimologia...).

Poi nel film c'è altra roba pure. Magari un paio di puntatine retoriche. Di questi tempi sono bazzecole e pinzillacchere. Retorico magari pure Dersu Uzala che chiamava "homo" anche la tigre, il topo, il pesce.

Già... Lo dicevo stamatina a Gio': pure io abito in "campagna", ma pure io per fuggire più che per incontrare.

equipaje ha detto...

Grazie! :)

Allora siamo tre: io, Michele e Giam (e il Dottor D., d'accordo: ma lui Il vento fa il suo giro andò a vederlo solo perché sennò gli toglievo il saluto, quindi non so se vale).

Giam, poi ti copincollo anch'io al posto giusto, qui sei nello scaffale sbagliato e io mi turbo :)

Anonimo ha detto...

Ciao,
sono arrivato qui attraverso una ricerca completamente differente, ma mi sono piacevolmente trattenuto perche' vi ho trovato molti cose interessanti.
Vorrei aggiungere qualche spunto di riflessione a proposito del film "Il vento fa il suo giro"... conosco la famiglia a cui è successo ciò che nel film è raccontato, ossia la storia reale che ha ispirato Giorgio Diritti, il regista, che l'ha poi romanzata nel suo bel film (non erano francesi ma italiani, e non allevavano capre ma cavalli, il resto poi è abbastanza simile, compreso l'esito finale, anche se dalla Val Maira hanno traslocato in una valle vicina e non all'estero... dove per altro si sono ripetuti gli stessi copioni di diffidenza, chiusura, rifiuto, ecc., ecc., che caratterizzano tutte le piccole comunità di provincia, non solo quelle di montagna).
Qui in Piemonte, fra Langhe e Alpi, il film è un 'must', perche' racconta davvero il rovescio della medaglia delle "ridenti località di villeggiatura" (che qui abbondano), ossia quello che resta di una comunità quando il gitante della domenica, o il villeggiante estivo, torna nella sua città dopo aver giocato per una settimana o due a fare il contadino, il cowboy, o il robinson crusoe del fine settimana.
E, fra le righe, spiega anche perche' in quest'epoca è così forte il mito della città, ossia la convinzione che vivere in un mondo tecnomorfo, energivoro, grigio, brutto, puzzolente ed insopportabilmente esoso come la città sia meglio che vivere in una cascina rurale immersa nella natura, pur con tutte le fatiche che comporta il contatto vero con il mondo reale.
Sebbene alla fine le dinamiche che regolano la convivenza coatta in un condominio cittadino siano le stesse di una piccola comunità di provincia (con la differenza che nel condominio le 50 famiglie sono racchiuse in un cubo di cemento di 50 mt x 30, e senza natura, mentre in una borgata sono per lo meno sparpagliate su una superficie più vasta e in un ambiente naturale migliore), il vero senso del film è racchiuso, a mio avviso, nel non detto: ovvero l'evoluzione futura del nostro Paese.
Si tratta di una visione che naturalmente è denunciata da anni negli ambienti che si rifanno all'ecologia profonda, e che nel film, pur non essendo esplicitamente detta, è lasciata intuire.
Brevemente è questa: tutte le piccole comunità moriranno e trionferà la visione urbanocentrica del mondo e nessuno vorrà fermare questo processo perché nessuno vorrà o sarà più capace di sopportare la fatica, il freddo, il lavoro pesante, il confronto con gli elementi naturali.
Le nuove generazioni, che rappresentano il futuro, sono già perfettamente formate su questo modello hi-tech: come gli animali nati nello zoo muoiono se rimessi in libertà, così la popolazione attuale se fosse costretta a tornare a vivere nella natura verrebbe decimata nel giro di un lustro o due.
Negli anni a venire ci saranno poche mega-metropoli con milioni e milioni di individui ammassati e intruppati, del tutto scollegati dalla dimensione rurale dell'esistenza e pertanto completamente dipendenti dalle metropoli stesse. E, dunque, per questo motivo facilmente controllabili e manipolabili da chi controllerà le leve sociali.
Il controllo costante avviene attraverso i media, le mode imposte e i copioni sociali; il controllo rude (se e quando servirà) passerà attraverso il ricatto di "staccare la spina": basta che qualcuno schiacci un pulsante e causi un blackout e di colpo milioni di famiglie si ritrovano senza corrente elettrica, senza benzina, senza rifornimenti alimentari, senza un'orto da cui cogliere almeno una zucchina o un pomodoro per mettere qualcosa sotto i denti... la prova venne effettivamente fatta qualche anno fa, ricordate?...
Riuscite a immaginare cosa succederebbe in queste megalopoli se la corrente elettrica venisse a mancare non per un'ora o due, ma per una settimana o un mese?...
Giorno dopo giorno viene plasmata una popolazione totalmente dipendente dai soldi, ovvero incapace di procacciarsi di che sopravvivere senza un reddito monetario... ovvero una popolazione totalmente controllabile e manipolabile attraverso il lavoro e la finanza: la "crisi" di questi giorni non vi sembra nuovamente una prova tecnica di presa di potere sulle masse?...
Questo non sarebbe possibile se le persone vivessero in campagna, perche' comunque, con o senza la crisi, con o senza soldi, chi vive fuori dalle città qualcosa mangia sempre e vive in una casa sempre calda e accogliente.
Nel film infatti Thierry Toscan (il pastore francese), pur essendo trattato dalla comunità locale come un povero (...ricordate quando portano i vestiti della Caritas alla moglie esterrefatta?), in realtà è un ricco, giacché il suo formaggio vale assai più di un pacchetto di azioni. E, infatti, le cose per lui si mettono davvero male quando lo attaccano nelle sue risorse: uccidendogli le capre e infettando la sua cantina.
Vorrei infine portare alla vostra attenzione due scene del film che io ho trovato fondamentali e che forse soltanto chi vive realmente fuori dalla città può capire fino in fondo: la prima quando arriva un violento temporale, gli si inonda la cantina e non trova nessuno che lo aiuti a salvare il salvabile, e di fronte alla furia degli elementi si rende conto che è davvero SOLO, allora entra nella stalla delle capre (che in quel momento rappresentano la sua vera comunità di appartenenza) e piange, non come un bambino, ma come un uomo che si sente tradito. In questa scena è rappresentato un altro nodo fondamentale da sciogliere: la natura ci mette faccia a faccia con noi stessi e con la nostra solitudine, ed è un faccia a faccia duro, durissimo, a volte. Viviamo in un'epoca in cui non esistono più le famiglie allargate, le piccole comunità amicali... il modello è la famiglia mononucleare borghese, ovvero ognuno è solo con sè stesso (anche nelle coppie spesso non si è mai veramente "insieme"...), per questo le città sono così magnetiche: il rumore di sottofondo del branco aiuta a tenere lontano il fantasma ancestrale della solitudine.
La seconda scena è solo una sfumatura: quando la moglie si aggira da sola nella casa del musicista e rimane sedotta dal lusso e dal benessere contenuto in quella casa.
Signori miei, al mondo da sempre decidono le donne: e alle giovani donne di questo millennio il capitalismo piace eccome: provate a chiedere a una ragazza di trent'anni di rinunciare all'automobile, al telefonino, allo shopping e agli elettrodomestici... fare le marce per la pace è una cosa, metterle in pratica è tutt'altra...
Grazie di avermi ospitato e un caro saluto a tutti.
Franco Del Moro

equipaje ha detto...

Franco Del Moro editore di Ellin Selae, I suppose?
Molto benvenuto qui e grazie per almeno due motivi. Il primo, un po' fatuo, è che sei in assoluto il primo non blogger che capita qui e decide finalmente di appalesarsi. Il secondo, evidentemente, per il lungo e bel commento: che non sottoscrivo in toto ma trovo assai interessante. Chersogno come metafora dell'Italia, sì, su questo, e parecchio altro, concordo in pieno.

Sulle trentenni, mmm: io son più grande, ma sia nella cosiddetta real life che da questo piccolo osservatorio qualche donna trentenne fuori da coro, ciascuna a modo suo, io l'avvisto: pensa a Noemi (la compagna di Nicola, orto di carta), o a Daria, o ad Erbaviola. O, per stare alla pastorizia, anche a Marzia [*].
Il vero problema, IMHO, non sono affatto i trentenni ma gli attuali ventenni (lo penso sul serio, e con vaga preoccupazione).

A presto.

[*] mi scuso con tutte per i mancati link.

Anonimo ha detto...

Illuminanti come sempre.

Unknown ha detto...

Ed ecco un vero allevatore di capre, anzi caprette tibetane...

Che hanno mangiato dei gerani nella strada che sale da me e qualcuno si è lamentato con l'amministratore nella riunione annuale di condominio.

Ma non pensano che grazie alle mie caprette il pericolo incendi boschivi è quasi nullo.

Equipaje: per spedire piantine io uso il pacco postale (pacco celere 3), la consegna la fa' un corriere.

Paolo caprettetibetane

equipaje ha detto...

Grazie! :)

(Paolo, ma facci un post su questo fatto del pericolo d'incendi quasi nullo, no? così impariamo tutti qualcosa di utile) :)

Anonimo ha detto...

Nel ruolo di portavoce delegato di Noemi porto i suoi ringraziamenti (lei non può essere linkata e ne è felice! :) ). Da parte mia posso sottolineare che fu lei ha smuovere per una rilocazione in campagna e sui vari tagli al superfluo...

Anonimo ha detto...

Ellapeppa, Franco Del Moro. :O
E ancora con sta fissa che e' tutta colpa delle donne! Confesso che quando ho letto - diverso tempo fa, su Ellin Selae - il brano in cui esponevi questa tesi, ho avuto la fortissima tentazione di scriverti. E' durata poco e me ne sono dimenticata, ma vedo che tu invece persisti...
Ho letto molto di te, diversi tuoi libri e parecchi articoli sulla rivista, e davvero non mi capacito di come proprio TU possa affermare (senza ridere) che "al mondo da sempre decidono le donne". Mah.

Vabbe', ero passata qui per un clamoroso OT, cioe' per sfruttare ancora una volta le conoscenze botaniche e la gentilezza di equi - e gia' che ci siamo, anche dei suoi commentatori :D - riguardo a un oggetto misterioso:
http://www.flickr.com/photos/fotopas/2983516933
un "frutto" trovato da un amico ai piedi di un albero che, dice, somigliava ad un agrume. Io quel coso li' l'ho gia' visto in passato, ne avevo trovato uno chissa' dove e mi ero chiesta pure io di che si trattava. Magari e' qualcosa di banalissimo, le mie conoscenze a riguardo sono abbastanza ridicole. Chi ci scioglie il mistero? Grazie in anticipo :)

(p.s.: avevo messo il solito codicillo per far apparire il link cliccabile, ma mi rifiutava il commento, provo cosi', vediamo se gli piace di piu')

Anonimo ha detto...

E' più facile che io riconosca la composizione minerale di un'aggregato ma ci provo... cedro?
bho?!

equipaje ha detto...

Tale', che schifezzuola! Palline da tennis antinebbia raggrinzite dai primi freddi?

Chiaramente mai viste, propendo anch'io per un Citrus, ma di una qualche varietà particolare, tipo il Kaffir Lime ( Citrus hystrix: gli somiglia molto, ma non è altrettanto cellulitico) oppure il Cedro riccio ("vozza vozza": che però è/era tipico della Calabria).

Urgono dati: dove è stato rinvenuto codesto reperto alieno? e dentro come si presentava? odore, sapore?

Urge anche un agromologo!
(Tu abbi fede, ne verremo a capo) :)

Anonimo ha detto...

Rinvenuto a Carbonia. Sull'aspetto interno etc arriveranno al piu' presto dati. Il fotografo - che e' lo stesso del fiore misterioso dell'altra volta - dice intanto che e' uscito un succo lattiginoso dal picciolo, di odore resinoso. Dice pure che se riesce fara' una foto alla pianta.
Intanto grazie :)

Anonimo ha detto...

Ecco le foto del piu' piccolo dei due tagliato (e' malconcio, ormai):
http://www.flickr.com/photos/fotopas/3000839412/
http://www.flickr.com/photos/fotopas/2999995347/
Dice l'autore che ha un odore "resinoficodindioso"... :O
Non l'ha assaggiato e non ha alcuna intenzione di farlo. :D

equipaje ha detto...

Madame è pregata di passare sul thread dedicato ai liberi pensatori, l'esimio dottor Caprette Tibetane ha sciolto l'enigma :)))

(oh, lo dicevo io, di *non* assaggiarlo! ;)))

Anonimo ha detto...

Scusate l'intrusione però non vale proprio sul più bello..! anche qui in maremma ci sono posti pieni di di quest'albero che fà quel frutto di sicuro non è un agrume assomiglia più ad un acacia ma non ho mai approfondito..me lo fareste sapere anche a me :) non sò dovè il Thread liberi pensatori...interessante come tutto il resto!

equipaje ha detto...

Luca, trovi tutto in homepage.

Ma qual intrusione e intrusione, benvenuto :)