lunedì 7 settembre 2009

Ora e sempre clandestini

Marco Di Domenico -autore di Clandestini : animali e piante senza permesso di soggiorno e persona davvero simpatica e gradevole- ha risposto ad alcuni commenti al post precedente. Riposto qui il suo intervento -limitandomi ad attivare i link- perché laggiù in coda rischia di passare inosservato, e sarebbe un autentico peccato.
Di aliens e clandestini, è certo, qui torneremo a parlare: perché è tema dai mille risvolti e dalle mille ricadute ed in questi tempi oscuri e impauriti si avverte un gran bisogno, mi pare, di scambiare e chiarirsi un po' le idee. Siam personcine sociali e socievoli qui, nonché "individui vitali che si scambiano luoghi e informazioni", non sia mai che qualcuno rimanga ad arrovellarsi in solitudine nel chiuso della propria stanzetta ;)

Grazie mille a Marco, buon lunedì e un abbraccio a tutte/i.


Divieto di Ailanto? Ah-ah!
(Milano, via Chiese)



Marco Di Domenico
6-set-2009 22.31.00
wrote:

cari lettori tutti,
tra uno scatolone e un altro, l'iscrizione al medico di base, il cambio delle utenze e quello del conto corrente, riesco a leggere la posta e vedo con piacere che i clandestini continuano a suscitare curiosità. pleonastico dire che gongolo di piacere e che l'idea di parlarne a voce insieme da qualche parte in toscana mi sembra sempre più bella. rispondo in ordine sparso a qualche questione che ho letto qua e là.

1. I conigli baby di ERBAVIOLA dovrebbero essere in realtà minilepri o silvilaghi (Sylvilagus floridanus) di origine nordamericana (tanto per cambiare), introdotti in Italia a scopo venatorio già dagli anni sessanta e acclimatati in tutta l'Italia settentrionale. insomma non bastavano agli amici cacciatori le lepri europee e i conigli, tutti introdotti.

2. La impatiens di CAT è diffusa qua e là anche nel Lazio e in Umbria, sempre in luoghi umidi. si: bella è bella...

3. per MANU: l'ottimo miele di acacia (cioè di robinia) è si ottimo, ma spesso pieno di robaccia, perché le robinie crescono sovente lungo strade e ferrovie, dove polveri e metalli abbondano. vai a dire alle api di bottinare solo su robinie pulite.

4. e sono quasi d'accordo con NICOLA. la dispersione dei viventi è insita nella vita stessa, e l'uomo ha solo accelerato il processo. il problema è che l'ha accelerato troppo! e non lo controlla più. l'ailanto non sarebbe arrivato da solo dalla cina, e del resto nemmeno il pomodoro, che dio ce lo conservi. solo che il pomodoro non dà origine a popolazioni selvatiche vitali, anche se è vero che singoli semi germinano qua e là. ma poi la cosa finisce lì. il pomodoro è una coltura controllabile, neutra. l'ailanto no. e non se ne sentiva sinceramente la mancanza. e non è una questione di utilitarismo. forse se i pomodori fossero infestanti li considereremmo diversamente e li faremmo secchi col diserbante, chissà.

5. a PAOLO TASINI dico che ha ragione. la vita E' rimescolamento, a tutti i livelli: molecolare, cellulare, tissutale, sistemico, individuale e popolazionale. e pure interspecifico. non ci sarebbe vita se l'ipofisi non dialogasse con l'occhio e questo con il piede, nemmeno se gli individui non si scambiassero luoghi e informazioni, dai batteri all'uomo, passando per i funghi e le piante, lo fanno tutti. e meno male. ma - ripeto - il ritmo è ormai eccessivo, e questo solo per azione umana, e solo o quasi negli ultimi 500 anni.

namaste a tutti, e se volete a presto. il 12 e il 13 sarò a mantova per il festivaletteratura a presentare il libro. ho un paio di incontri e comunque trovate tutto sul sito del festival. se qualcuno ci capita...

marco.

48 commenti:

.manu. ha detto...

Aaaaaaaaah! Ma io quella via la conosco! Fosse che anche tu bazzichi l'U16?!!?

equipaje ha detto...

Dunque sei una bicocchina! :)
U16? No, no (ma la zona è quella) ;)

Il Gambero Rotto ha detto...

Alianto… ’tacci sua! Non scorderò più le pene patite per estirparne un esemplare troppo a lungo trascurato, ed ogni volta che vedo rispuntare uno dei suoi figli o nipoti ne risento il nauseabondo fetore. Napalm ed agente Orange, oppure?

mauri ha detto...

Devo complimentarmi con te equipaje hai stimolato in modo esemplare l'argomento del nostro Di Domenico, ma mi sorge una domanda, Li vogliamo regolarizzare opure no questi clandestini, la facciamo una bella sanatoria e li regolarizziano tanto mi sa che sono così ben radicati nel territorio che non li riusciamo più a rimpatriare, e poi "Divieto di Ailanto? Ah-ah!" che facciamo con la pinta, la mettiamo in vaso cartello compreso e la rimandiamo indietro, magari in Libia che va tanto di moda ora, ........! :)

equipaje ha detto...

Caro Gambero rosso della Louisiana,
tu quoque?

Persino tu -"uomo cui il concetto di delicatezza non è del tutto estraneo"- quando parli di Ailanthus riesci trasformarti in "un cacciatore–raccoglitore del Mesolitico nel vivo di una battuta al muflone", l’ascia di selce brandita come, ehm, diciamo, una leva del cambio della Aston Martin? ;)

D'accordo, l'Ailanthus si diffonde in maniera incontrollabile. E puzza davvero orrendamente. Ed è pure stato oggetto di una nota "lettera dal carcere" di un celeberrimo ex carcerato -e con difensori di questo genere, sfido chiunque a riuscire simpatico. Ma l'odio assoluto che suscita, anche in rete, e in blogger al di sopra di ogni sospetto, è francamente troppo. C'è un blog dedicato al suo sterminio. Gira un banner a favore della pura razza mediterranea. Ma per cortesia. Si fanno crociate, si auspica la soluzione finale. Ma via: il linguaggio è la spia perfetta degli atteggiamenti mentali, e che razza di linguaggio è mai questo?

(Sì, lo so che tu scherzi, ma gli altri no, not at all! Bacino, va'! *).

equipaje ha detto...

Mauri, mannaggia a te, stavo già spegnendo tutto e tu finalmente te ne esci con *la* domanda delle domande, alle 0.49?! :)))

(a domani, dài, pieta! :))**

Mauri ha detto...

0,49, che centra un'ora vale l'altra, ed è nulla nel grafico del tempo globale, un lasso di tempo impercettibile.
Poi ho visto che al posto di pianta ho scritto pinta, forse pensavo ancora alla birra? non lo saprò mai!
A proposito di clandestini, ma Colombo che di nome faceva Cristoforo, non era un clandestino quando andò in america e che dire di inglesi spagnoli francesi portoghesi italiani quando andarono a colonizzare le nuove terre, non erano forse dei clandestini?, mi sa che dipende da che sponda si guardano le cose, se da quella occidentale o da quella orientale, ma viste dalla luna direi che sembra un mondo di bischeri che si muovono all'esterno di una sfera che è e rimane sempre quella, e già questo è un'altro punto di vista, ma forse è una grande ca..ata, a 12 ore di distanza non so se il ragionamento è migliorato.
Haug, saluto indiano, non si sa mai che resti infettato da questo virus di clandestinità.

equipaje ha detto...

Prosit! :D
E in conto al buon Cris metti anche l'esser stato il primo massiccio rimescolatore globale di piante e animali.

A domanda notturna rispondo: la lotta agli alieni in Europa (per stare all'Europa) è già stata dichiarata, vd. elenco di contromisure vs le specie invasive a cura della Commissione Europea.
Lotta condotta in nome del "mantenimento del livello di biodiversità del pianeta".

E' esattamente a questo punto che si era risvegliato quello stimato chimico che coltiva un pericoloso penchant per la filosofia con quelle sue diaboliche domandine: forse che gli alieni non sono portatori di biodiversità? forse che le estinzioni di specie non son cosa normale nella storia naturale?

Difendere la biodivesità è cosa buona, santa e giusta. Sì, ma: *perché*?
Perché difendere la biodiversità?
Per collezionismo? Per senso di colpa? Per questioni economiche? Perché in assenza d'altro la Biodiversità è diventata la nostra nuova Via e la nostra Costituzione?
E come la mettiamo con quel vizietto della Natura di rimescolare etc etc?

Questo giusto per non perdere la sana abitudine a farsi domande, e non partire con i toni da crociata contro niente e nessuno -no, nemmeno contro l'ailanto.

(Ho risposto? Mmm. :) *

Il Gambero Rotto ha detto...

Accolgo di buon grado i tuoi benevoli rimbrotti, cara Equipaje, per quanto rimanga tentato dall’idea di partecipare ad uno di quegli “Ailanthus Extermination Party”. Tengo solo a precisare che - dell’Ailanthus - sono invadenza e odore a disturbarmi, e non l’essere genericamente alloctono: lascio volentieri ad altri certe idee di “purezza”, né credo avvertirei imbarazzo alcuno, nel caso il mio giardino manifestasse la tendenza ad essere invaso da orchidee e pappagalli.

Bacino ricambiato.
PS: facciamo gambero rosa di Mazara del Vallo: chi può dire se sia africano o “italico”? ;-)

equipaje ha detto...

... lascio volentieri ad altri certe idee di “purezza”

... altri che, per coerenza, dovrebbero rinunciare anche alla polenta.
Per i pappagalli a Bolzano, è
questione di ore.
Ora m'informo per le orchidee ;)

Anonimo ha detto...

Per me, hai risposto benissimo.

equipaje ha detto...

fiuuuu... anche oggi ho strappato il mio diciotto politico ;)

(rispondere a una domanda con altre sette: siamo in piena conversazione rabbinica, qui ;)*

Erbaviola ha detto...

minilepri!
Temo però che la cosa non si sia limitata solo agli anni '60 ma che continui tuttora, almeno in Lomellina dove negli ultimi anni ne hanno introdotte in quantità esagerate, ormai in competizione numerica con le nutrie!
Spero comunque che Marco faccia presto qualche presentazione in Toscana, per me sarebbe molto più comoda che Mantova

alianto... qui prende pericolosamente il posto degli utili e bellissimi castagni e noci...sigh

Nicola ha detto...

Non so... ma più si va avanti e più imparo ad apprezzare piante come l'ailanto, il kudzu o bestioloni come le nutrie ed i fagiani cinesi (chi era convinto che il fagiano sgambettante come un pollo vicino alla A4 fosse autoctono alzi la mano)... almeno loro fanno tutto da soli....
Zea Mais c'ha fatto il lavaggio del cervello per garantirsi la sopravvivenza... (un po' pollaniano eh? m'è scappato... scusate...)

equipaje ha detto...

Speriamo, Erba! In caso, farò da madrina in teleconferenza :)

Nicola: e figurati se lo so io, qui siamo brave solo a far le domande.

(Nel caso qualcuno si stesse chiedendo che diamine dice Nicola: ecco qui un breve Pollan su Zea mays e "cornification"). E che nessuno faccia battute).

Paolo Tasini ha detto...

Alè, indosso l'occhiale tartaruga e ci provo... A rispondere dico.

Allora
Perché difendere la biodiversità?
Per collezionismo? Per senso di colpa? Per questioni economiche? Perché in assenza d'altro la Biodiversità è diventata la nostra nuova Via e la nostra Costituzione?


Si. Si soprattutto quest'ultima: penso alla biodiversità come a un valore morale che mi porta dritto a ragionar di sopravvivenza e di qualità della vita.

Più vita cresce e coesiste, più espressioni e possibilità si affacciano, più io animale con pensieri sono contento, ovvero godo di un qualcosa che chiamo valore e che mi da senso e direzione.

Kantianamente rimango fisso sul cielo stellato ma non ho ambizioni di conoscenza pura. Costeggiando il mistero trovo affascinate esprimere fioriture...

Andrea Mangoni ha detto...

perchè difendere la biodiversità?
perchè invece non rieswco ad accettare ailanto, procambarus & co. come biodiversità?
Non perchè alloctoni: gli alloctoni non sono per forza di cosa terribilmente dannosi. L'esempio del pomodoro calza a pennello.
il problema è un altro: questi signorini non portano biodiversità, la azzerano.
l'ailanto soffoca il sottobosco, idem la robinia. e conoscete qualche bestiola italica che ne approfitti? Io non molte.
arriva il gambero rosso (sì, sì, sempre lui, mi rode e lo detesto!!) in un fossato, evviva, una specie in più per la biodiversità, +1, wow! No, aspetta... com'è 'sta storia? è arrivato lui, è sparito il tritone crestato. +1 -1 = 0. Oh, e com'è che m'è sparito pure il triturus vulgaris? mmhhpf. -1. E l'hottonia, quelle belle praterie di hottonia...-2. Anzi, -50, perchè tutte le specie che ci vivevano sopra, all'hottonia che i gamberi se sò pappati, adesso non ci sono più.
E così via.
difendiamo la biodiversità per dare una banca di Vita ai luoghi. una banca di geni, ovvero una banca di nuove risorse, di nuove strade per ripartire. diamo alla biodiversità una chance per limitare i danni che noi abbiamo procurato. la difendiamo per evitare un mondo piatto nelle cui acque nuotino sono gamberi louisianici e nutrie, accanto a foreste di impatiens, robinie ed ailanti popolate di parrocchetti e scoiattoli grigi, in cui come diceva la Rotschild (il giardino delle farfalle, muzzio), parole come primula e loglio rischierebbero di diventare note a piè pagine in una traduzione di Shakespeare, svuotate da ogni significato reale.
Invece no. Non lo voglio e non lo posso accettare. A costo di trasformare uno scampolo di terra in giardino in una piccola arca di noè animale e vegetale. E come disse qualcuno.... Vive la difference!!

Harlock ha detto...

Per fortuna non ho ancora l'ailanto nel mio uliveto... mi basta la robinia...e i rovi, ma quelli da dove vengono?!
Comunque sono pienamente d'accordo con Andrea.

saludos

equipaje ha detto...

L'occhiale tartaruga dona molto sia a te che ai tuoi commenti, Paolo! :)

Per fortuna mi ero ripromessa di scrivere solo post leggerini e impalpabili sino a fine ottobre almeno: qui siamo finiti in quel genere di discussione dove ciascuno ha almeno un po' di ragione ma nessuno riesce davvero a convincere sino in fondo, c'è sempre un "sì, ma..." che si affaccia a renderla potenzialmente infinita. Ma mi manca il coraggio di scriverci su un terzo post, resto qui anch'io nei commenti.

Conservo per professione e per vocazione. E tipacci come il Gambero rosso della L. mi fanno istintiva antipatia non solo perché la prepotenza non mi piace, ma anche perché avverto immediato dispiacere per le 50 specie scomparse nelle sue mandibole (o quello che sono); c'è un impoverimento oggettivo.
Conservo per professione e per vocazione, ma la conservazione della Cultura e quella della Natura, però, seguitano a sembrarmi due operazioni molto diverse -non fosse altro che in termini di dinamismo. E quanto ha senso applicare alla Natura le nostre considerazioni culturali (per tacere di quelle morali)? Ma dunque siamo o non siamo parte della Natura?
Insomma io ho l'impressione che non se ne esca facilmente - sicuramente non qui ed ora.

Andrea:
diamo alla biodiversità una chance per limitare i danni che noi abbiamo procurato

e quando non li abbiamo procurati noi? quando i mutamenti avvengono per vie, diciamo così, naturali, e vince, come sempre, il più forte e/o il più adatto? interveniamo lo stesso?
(domanda pura e semplice, per nulla polemica)

Andrea Mangoni ha detto...

Ovviamente no. non interveniamo. proprio perchè la conservazione della natura dev'essere qualcosa di complesso e mutevole come ciò che va a proteggere, ogni azione va calibrata e pensata molto bene.
Si dovrebbe avere l'umiltà di rinunciare ad agire quando palesemente il cambiamento in atto è "merito" non dell'uomo, ma della Natura stessa o del Caso.
E' che abbiamo la sgradevole tendenza a crederci Dio, e a comportarci di conseguenza, nel bene o nel male; faremmo meglio avederci come i famosi "operai della vigna", che devono fare il loro lavoro e riparare ai danni che fanno senza la pretesa di fare i conti in tasca al padrone e di metter bocca sulle Sue decisioni.

equipaje ha detto...

Apprendisti demiurghi forse, apprendisti stregoni pasticcioni di sicuro :)

Vedo ora che sul tema "specie aliene invasive" in rete c'è anche un un vecchio post (agosto 2008) di Tupaia:
(l'orologiaio miope: blog di zoologia scritto con grande brio e sense of humor, se non conoscete fateci un giro, assolutamente).

E, non a proposito di alieni ma sì a proposito dell'intervenire sì/intervenire no nelle questioni naturali, rilinko un vecchio post (gennaio 2009) di Francesca Terre Alte
(nella fattispecie, qui si parla di ungulati d'alta montagna, d'inverno).

Tanto per averli tutti insieme senza doverli cercare un'altra volta a destra e manca..!

Renato ha detto...

Provate a pensare al disastro ecologico provocato dalla mania umana (da cui non sono immune: 2 cani e 6 gatti) di tenere animali così detti da compagnia.... forse che gli animali selvatici hanno bisogno della nostra compagnia o di emigrare forzatamente. Migliardi di scatolette e sacchi di crocchette di cui è meglio ignorare la composizione, montagne spianate per la "sabbia2 così che possano cagare in casa .... pesci tropicali (mangiano cosa?), serpenti (mangiano topi vivi) ecc.
Siamo noi gli innaturali che pure dibattiamo quando basterebbe osservare i modi e i tempi del selvatico che sono smisurati rispetto alla brevità della nostra personale esistenza.
Aspetteremo l'era dei "pomodori assassini" !

giam ha detto...

Solo per dare un piccolo contributo a questa piccola/grande discussione, segnalo un mio post di un po' di tempo addietro: http://gruppo_lettura.blog.tiscali.it//La_Natura_se_ne_impippa_1626107.shtml
In anteprima planetaria annuncio che Marco di Domenico ha accettato di venire a tenere una conferenza in zona Vaiano - Prato, in data da defiirsi nei mesi di ottobre e novembre. Maggiori dettagli li fornirò a tempo debito (cioè quando li avrò...).
Ciao a tutti :-)

equipaje ha detto...

Wow! :) Aspettiamo i dettagli!

Giam: denso ma decisamente un bel post (commento poi meglio di là), grazie!
Ecco qui: La Natura se ne impippa

(... in trepida attesa dell'avvento dei pomodori assassini) ;)

giam ha detto...

...e sono riuscito anche a trovare il libro (a Firenze però)!

Renato ha detto...

"I pomodori assassini" è un vecchio fil di fantascienza(allora) anni 60.
Consoliamoci che la polenta bergamasca, la pummarola, il purè sono ... derivati da specie aliene, come pure il tacchino al forno.
E la natura ... batte per ultimo
http://selvatici.wordpress.com/2008/08/25/la-natura-batte-per-ultimo/
Saludos

equipaje ha detto...

Vi siete messi d'accordo? Cosa vi fa pensare che oggi io non abbia nulla da leggere? ;)

la capacità mentale, scientifica e tecnologica di decidere chi e quali esseri e cose possono co-esistere con l’uomo e le sue invenzioni. Da qui una guerra infinita è iniziata contro la natura e a tutto ciò che è indipendente da noi...

Questo post invece lo ricordavo, ma grazie per averlo ripostato. C'entra solo in parte con quel di cui si discorre (le specie "aliene", la modifica che operano sulla biodiversità preesistente al loro arrivo, l'eventuale "che fare"). Però, così a naso, direi che anche il desiderio di controllo e l'ansia davanti agli eventi che sempre più velocemente invece sfuggono alle suddette pretese di controllo sono due elementi da tener presenti.

Dove trovo l'originale della poesia di Gary Snyder? Gracias :)

Renato ha detto...

Di G. Snyder è in ristampa "Nel mondo selvaggio" della Red Edizioni, altrimenti trovi "L'isola della tartaruga" ed. Stampa Alternativa e anche puoi abbonarti a "Lato Selvatico" dove trovi articoli e poesie è appena uscito l'ultimo numero, a giorni posto sul blog un'articolo di Snyder... puoi scrivere a Moretti Giuseppe:
morettig@iol.it che ha anche tutta la bibliografia e molti dei libri li spedisce.

"La foresta precede gli uomini, il deserto li segue"

giam ha detto...

Premetto che non credo di avere in mano la ricetta per un mondo migliore e che cerco di seguire un po’ tutti i discorsi che si fanno sui temi “ecologici” senza averne una particolare competenza e senza essere un granchè intelligente. Credo, inoltre, che non sia molto facile dialogare via internet (è più difficile ancora di quanto lo sia dialogare dal vivo…). Tutto ciò per mettere le mani avanti, affinché nessuno prenda a male quello che scrivo J
Cercherò semplicemente di dire (e forse ripetere…) qualcosa di attinente al tema.
Ho letto il post di Renato e credo di non essere d’accordo con le sue idee di fondo che, credo, rappresentino uno degli approcci ai problemi. Per chiarirmi provo intanto a commentare alcune sue affermazioni, cercando al contempo, di rientrare un pochino nel tema “alloctoni”
“I popoli antichi della terra erano consapevoli di questo e di fronte a ciò mostravano timore ma anche riverenza e plasmavano le loro società stando bene attenti a non oltrepassarne i limiti”. Per quel che ne so io, i popoli antichi della Terra hanno semplicemente avuto limiti tecnologici a combinare più casini di quel che hanno combinato. Più volte hanno “oltrepassato i limiti” e determinato estinzioni e mutamenti ambientali rovinosi, più o meno consciamente o prevedibilmente. Per citare un esempio famoso, “Collasso” di Diamond descrive numerosi casi (dall’ Isola di Pasqua, agli aricpelaghi del Pacifico, ai Maya, ai Pueblos, alla salininizzazione e, in pratica, desertificazione della Mesopotamia, etc.), a cui si potrebbero aggiungere “danni” determinati non da “civiltà” strutturate: estinzione del mammuth, dei grandi erbivori nord-americani, del castoro o dell’avvoltoio o del Lupo Siciliano in Italia, alle varie pratiche agricole “taglia e brucia” diffuse praticamente dovunque, dell’eccessivo pascolo, etc. (per tacere delle specie acquatiche). L’immagine del buon selvaggio non regge.
In questo quadro è conseguente affermare poi che “…venne la scienza, la tecnologia, il progresso, il benessere e con essi la capacità mentale, scientifica e tecnologica di decidere chi e quali esseri e cose possono co-esistere con l’uomo e le sue invenzioni. Da qui una guerra infinita è iniziata contro la natura e a tutto ciò che è indipendente da noi: il selvatico.”. Nel leggere mi è venuto in testa una citazione (di non mi ricordo chi…) riportata su un libro letto di recente e che suonava più o meno “moriremo per troppa conoscenza o per troppo poca conoscenza?”. Personalmente ringrazio la scienza e la tecnologia ogni volta che mi levo gli occhiali dal naso J Forme di scienza e tecnologia intese come “intervento sull’ambiente a proprio vantaggio&rdquo ;, sono proprie di ogni forma vivente che, inevitabilmente, “trasforma” l’ambiente a proprio vantaggio anche (ma non solo) a scapito di altre. Il nostro problema è che la nostra specie sta trasformando l’ambiente a proprio svantaggio. Noi avremmo la possibilità di capire ed agire in un ambiente che non è “indipendente da noi”. Con la nostra sola esistenza noi cambiamo l’ambiente, mangiamo piante o animali ed avvantaggiamo pomodori, ailanti, batteri demolitori di feci di mammiferi, etc. a scapito di altri organismi. Oggi ci è forse possibile contemplare la natura come qualcosa di armonico e denso di “vibrazioni positive” perché l’abbiamo “dominata”, sappiamo che (almeno alle nostre latitudini) se ci feriamo ad un dito saltellando felici nei boschi, avremo disinfettanti e farmaci, che nessuna tigre dai denti a sciabola è in attesa in un cespuglio, che siamo lì anche perché nel nostro caso non è stato praticato l’infanticidio per riequilibrare popolazione e risorse.
Continua...

giam ha detto...

...continua da precedente
L’idea della “Natura” mi sembra in definitiva contenere l’aborrito antropocentrismo/etnocentrismo: non consideriamo la storia passata (o la consideriamo come una preparazione al nostro “giusto” sentire); identifichiamo la limitata nostra storia personale (e della società così come l’abbiamo conosciuta noi) con La Storia e guardiamo la Natura resa, in definitiva, qui ed ora, molto comoda e confortevole, dalle generazioni passate e “scegliamo” di amarla e farci amare da essa. Forse è qui il punto: noi esseri umani potremmo “scegliere”, anche grazie alla conoscenza, alla scienza ed alla tecnologia, indubbiamente guidate da obiettivi differenti da quelli di oggidì. Qualsiasi nostra attività è una scelta: per costruire il magni fico duomo abbiamo scelto di sottrarre terreno ad alberi ed insetti; per comporre una sinfonia abbiamo scelto di consumare energia vegetale per carta e pianoforti.
Nell’introduzione al libro “Clandestini…” che ha scatenato tutto ciò, Marco (mi permetto la confidenza di chiamarlo per nome…) sottolinea l’inevitabilità per la nostra (ed altre) specie di girovagare per il globo con un “circo familiare” al seguito, ivi compresi parassiti intestinali, spore, batteri (la specie vivente di più grande successo evolutivo), virus, etc., sottolineando anche in questo senso il nostro profondo ed ineludibile intreccio e, mi scappa di dire, dialogo con la “natura”. Sperare di non avere specie alloctone, di non avere rimescolamenti e persino estinzioni è probabilmente una vana speranza, la speranza di annullare la storia ed i suoi/nostri mutamenti. Il tipo di mutamenti e le relative velocità sono in buona parte nelle nostre mani. Per ora distruggiamo senza sapere neanche cosa distruggiamo, mutiamo senza sapere in c he direzione… e quando si intravede una direzione non è di quelle allegre…
Forse dovremmo recuperare persino un nuovo senso di bellezza: recuperare il senso della bellezza del mutamento a “scapito” della bellezza “armonica” e, quindi (ed ingannevolmente), eterna.
Per ora in buona parte non sappiamo neanche esattamente cosa è la biodiversità, quali gli elementi che la compongono e se c’è davvero una diversa importanza delle diverse specie. Potrei arrivare a dire: dobbiamo salvaguardare la biodiversità perché dobbiamo lasciarci il tempo ed il modo per capirla e sfruttarla a nostro vantaggio.
Come farlo? Bella domanda… In tutti i paesi industrialmente avanzati ci sono sempre stati fenomeni di “ritorno alla natura”, persone come quelle “che nel nostro paese, come nel resto del mondo, stanno ri-abitando con fiducia e immaginazione campagne e centri urbani incuranti dei fasti del consumismo” (es.: la moderna sensibilità per la natura, il giardinaggio, la cinofilia, etc. sono nati nel paese per llungo tempo leader nel mondo industriale, l’Inghilterra). Tralasciando alcuni miei personali e non fortunati contatti con questo tipo di realtà, avverto in me, comunque, lancinante la presenza nel “resto del mondo” di alcuni miliardi di persone (quel 60-70 % di “esclusi”) a cui noi dovremmo trovare un modo convincente per dire: “OOOOpsss!... scusateci..ci siamo sbagliati…: sapete una cosa? non vi conviene avere supermercati strabuzzanti di cibo a buon mercato , riscaldamento e condizionatori, PC ed internet per cazzeggiare, frigoriferi e lavastoviglie, automobili ecologiche e DVD, vestiti in fibre naturali e cellulari, agriturismi e lettori mp3, vinello del contadino e vacanze culturali. Recuperate le vostre (?) colture tipiche (?), di sera fate filo’ accanto al fuoco narrandovi, ammesso le ricordiate, le fiabe, sviluppate lea vostra conoscenza (?) delle erbe medicamentose… Certo ci vorrà un po’ di tempo, ma vedrete che poi ci ringrazierete…”.. Certo, esagero, lo ammetto, ma credo che la sostanza del problema rimanga, come credo che molta biodiversità viene distrutta anche dalla fame.
...continua

giam ha detto...

...continua da precedente


Anche quest’anno da casa ho risentito il bramito dei cervi. Ci sono associazioni di varie tonalità di verde nella mia zona che organizzano trekking avventurosissimi per “ascoltare, di notte, in boschi incontaminati, il bramito dei cervi”, con relative rudezze e prodezze (panino mortadella e formiche, canti e fumigazioni accanto al falò, sonni su asperità e vesciche assortite, etc.). I cervi (molto poco avventurosamente) preferiscono venire a mangiare (e distruggere) le MIE susine, site a m. 20 dal mio PC e ad una manciata di chilometri dal più vicino supermercato. Un’enorme esemplare (come direbbe, credo, un biologo) maschio adulto mi ha quasi tamponato mentre andavo al lavoro un mesetto fa (urla spaventatissime della moglie). Sono cervi reintrodotti… alloctoni, come pure i daini (che pare arrivino dalla base americana) ed i caprioli. Tutti insieme fanno danni anc he ai boschi.
Eppure… quando sento il bramito del cervo un brivido ce l’ho…
Ciao a tutti

.manu. ha detto...

Per quel che conta ringrazio Giam per la bella e punto banale riflessione..ed equipaje ovviamente per ospitare cotanto pensare! Mi prendo ancora un po' di tempo per poter riordinare i pensieri, che quando si é obbligati a far tutto di fretta (periodino) spesso ne esce il peggio..quindi anche per la tesi, non me ne son mica scordata! ;)

equipaje ha detto...

Figurati .manu., io mi limito a mettere le panchine del giardinetto a disposizione ;)

Giam, una precisazione importante: l'autore del post che citi non è Renato ma Giuseppe Moretti -almeno così mi pare di ricordare, visto che in questo momento il portatile si rifiuta di nuovo di accedere a wordpress. Poi ti anticipo che ci sono svariati (molti) punti su cui concordo, ma altri che mi risultano un po' oscuri. Lascio però che sia Renato a risponderti per primo.
Nel mentre, seguito a chiedermi a quanti km/h tu viaggi in macchina e/o che razza di cervi sprinter abbiate da quelle parti ;) A dopo!

equipaje ha detto...

Ora sì che finalmente vedo wordpress e l'intervento di Renato, una prospettiva diversa che ci prende a schiaffoni tutti quanti :)

giam ha detto...

Avevo già letto qusto post di Rnato. mi sembra che ruoti comunque intorno ad alcuni presupposti da me (ed altri, come ad es. Nicola) non dati per assodati.
"Non abbiamo nessun diritto di fare una qualsivoglia scelta che alteri l’equilibrio naturale e la biodiversità anche perché non abbiamo nessuna delega per scelte che riguardano e coinvolgono le generazioni future generazioni degli abitanti minerali, vegetali, animali ed umani del pianeta."
In estrema (ed eccessiva) sintesi:
- Cosa è l'equilibrio naturale? E' qualcosa di eterno o muta e si "altera"?
- Cosa è la biodiversità NON misurata da un punto di vista umano?
- Non siamo noi COMUNQUE parte della natura?
- Non sono "temporanei ospiti" anche i licheni? I batteri non "alterano" l'ambiente? Gould ne parlava come l'ordine dei viventi che più altera l' "ambiente", per es. creando ossigeno e favorendo così gli organismi consumatori a scapito di quelli anaerobici. Perchè favorire solo gli aerobici?

Non credo sia "vanità" cercare di approfondire dei temi, in un mondo in cui lo slogan ad effetto la fa da padrone.

Ciao a tutti

giam ha detto...

...per quanto riguarda il cervo...
Ore 08.15 (più o meno)
Strada in discesa e curvogena che si snoda fra boschi ed uliveti (musica di sottofondo) e ville niente male ove commercialisti,carrozzieri ed odontoiatri rinnovellano l'antico patto con la natura.
Procedo a velocità molto moderata e so di avere dietro una moto
Sbuco da una curva e vedo chein cima al terrzzamento alla mia destra, a circa m. 2,5 di alteza c'è un cervo maschio, con tanto di palco sontuoso ed appuntito
In alcune frazioni di secondo valuto che il cervo se ne starà lì, senza saltare sulla strada, in buona sostanza mi darà la precedenza
Il selvatico è di diverso avviso e, seguendo gli ancestrali codici stradali della Grande Madre, zompa davanti all'auto, atterrando a cm. 50 dal muso dell'auto
Il figlio da dietro esplode in una colorita esclamazione, distillato di saggezza di popoli locali, avvezzi al rispettoso confronto con tutti i circolanti su asfalto (auto, cervi, ramarri, ciclisti della domenica, quarzi, ditteri, trattori).
La moglie, vicina, in quanto donna, a tutte le forme pre-verbali, incorrotte dalla civiltà, della comunicazione, urla.
Il motociclista dietro si converte all'istante.
Il cervo, con plastico ed unico balzo, raggiunge l'uliveto sul lato sinistro e si lancia verso il bosco... ma, ad un tratto, si volge verso di noi, ci assorbe per un attimo nei suoi occhi lacustri, scrolla il poderoso capo che sembra grattare le nuvole, sospira quasi con sollievo, poi bramisce un "...oh testolina di hazzo..." che rimbalza fra i colli e le cime, riecheggiando ancora mentre lui, il cervo, caracolla verso la linea boscosa, mostrandoci l'arcano deretano.

Renato ha detto...

Forse il post era un poco "caricato" ma pensare che l'intervento umano ha prodotto mutazioni di portata catastrofica ed estinzioni di una quantità sterminata di specie animali e vegetali, la distruzione e l'inquinamento di intere parti di continenti è fuori di dubbio, se pensiamo poi che queste mutazioni in genere accadono per le ferree e terrificanti leggi dell'economia e del profitto dovrebbe farci riflettere. Non ci sono altri esseri viventi che seguono queste leggi ma tutti ne subiscono le conseguenze, senza possibilità di scelta o replica o fuga. Più che riflettere dovremmo chiedere scusa e riparare i danni, evitando di farne altri.
Per ora i likeni non ci uccidono, per ora ...

Andrea Mangoni ha detto...

...sai, giam? con quest'ultimo commento stai diventando uno dei miei miti.

equipaje ha detto...

... ah sì sì: l'Arcano Cervo che bramisce insulti in toscano ha già un posto riservato anche nel mio personale Olimpo :)

Sulle "catastrofiche mutazioni prodotte dagli umani" e sulla necessità di fermarsi e fare svariati passi indietro (con cautela, che qui appena ci muoviamo facciamo casino), mi pare che si sia tutti, ma proprio tutti, d'accordo. Ammesso che questo sia possibile e che basti -cosa di cui io non sono così convinta.
Ma -abbiate pazienza, che qui siamo sì femmine "vicine alle forme pre-verbali e incorrotte dalla civiltà e della comunicazione" ma anche assai pragmatiche- insisto sul punto specifico: uno di quei "passi indietro" comporta l'eliminazione/la riduzione degli scoiattoli grigi, dei gamberi rossi fetenti, degli arcani cervi toscani, delle nutrie (cito tutte specie introdotte dagli umani, per leggerezza o per motivi economici, e che ora fanno danni). Ha senso?
Oppure ce li teniamo -che tanto siamo già tutti un po' affezionati a quei bramiti notturni, anche se il fetente ci ruba le susine- ed accettiamo che il tutto evolva molto diversamente rispetto allo status quo e ti saluto biodiversità attuale?

L'unico che si è espresso chiaramente su questo punto specifico è stato Andrea, mi pare.

Sì, lo so, Renato, che la domanda è terribilmente antropocentrica. Ma anche tu parli di "riparare i danni". E come si fa, senza farne di peggiori? Non è mai un gioco win/win. Io, davvero non lo so.

luigi ha detto...

ma io,che son muzzo ,sragionando in preda all'ebbrezza, quando penso la natura la penso peggio dell'uomo..in fondo proprio lei ne ha combinate parecchie alla terra.
Il mondo e' pieno di esempi di come la natura non rispetti le regole dell'ecologia..
gli atolli corallini sono chiaro esempio di abusivismo edilizio.
Le eruzioni dei vulcani sono da considerare come processi industriali ad alto impatto ambientale.
Le sorgenti sulfuree non sono altro che scarichi incontrollati di sostanze contaminanti e dovrebbero essere classificate con sigla Xn ed adeguatamente neutralizzate.
Non voglio poi commentare i camini sul fondo del mare da cui in continuazione fuoriesce metano rovente...qualsiasi tentativo di analogia risulterebbe impietoso...Punto.
Cha fare ora? come ridurre alla ragione uomo e natura?. No perche', se quei due si mettono d'accordo,a questo punto sono in grado di inquinare pure l'universo..

Renato ha detto...

Cara equipaie, qui le ricette non sono possibili... possiamo tentare di rintracciare il "dove - quando - come" abbiamo perso o troncato la nostra interconnesione con il mondo naturale.
Tracce sono in
Maria Gimbutas "Il linguaggio della Dea" dove si rintraccia il passaggio dalle spiritualità femminili connesse con i cicli naturali ai monoteismi maschili dei popoli agricoltori, pastorizi e guerieri
Jhon Zerzan che analizza il passaggio dei cacciatori - raccoglitori all'agricoltura, alla scrittura, al tempo....
http://selvatici.wordpress.com/2009/07/29/ammazzare-il-tempo/
Starhawk nel suo "Il sentiero della Terra" propone un ricongiungimento alla spiritualità dei popoli nativi che ben conoscevano la legge fondamentale della natura. "Quello che prendi, devi ritornare". Ma questa legge che l'uomo ha dimenticato volutamente ci rimanda al rapporto sacro con gli elementi naturali, all'interconnessione con i cicli di vita-morte di ogni essere e con le energie che formano il vivente. Forse il calderone dei commenti è andato oltre le sue possibilità perchè il discorso, a questo punto, prende una strada profonda e complessa e ciascuno ne segue le tracce che riconosce.
Un contributo può darlo Gary Snyder che trovate qui: http://selvatici.wordpress.com/2009/09/21/lato-selvatico-n-35/
Buon cammino

equipaje ha detto...

Ecco, esatto. Subito dopo la lettura del commento di Luigi a base di eruzioni sulfuree e roventi ho avuto una chiara visione dei commenti ormai dotati di vita propria: proprio come scope nel laboratorio dello Stregone, come conigli in Australia, come polloni di Ailanto sull'autostrada :)

A proposito di conservare: appena riesco raduno insieme tutti i link e gli interventi interessanti (e son parecchi) che sono usciti, è un vero peccato che vadano dispersi.

Ricette: ovviamente nessuno ne ha. Però, visto che qualsiasi cosa noi si faccia causa conseguenze - anche il "non fare" produce i suoi risultati- a me la pratica del confronto e della circolazione delle idee seguitano a sembrare vitali.

Gesù: oggi mi sembro Napolitano ;)

Renato ha detto...

Oggi piove, si cazzeggia e pure Harlock ci ha fatto un post!! Mica ci si ha voglia di transitare su Bionieri e farci un bel racconto-raccolta-forum!!
Adesso ne parlo con il coboldo Sgrafatax che magari mi propina una amanita-sulfurea-ctoniogiurassica ...che mi ci vengono le visioni e poi bramisco in neandertaliano stretto!!
Come dice Franco Del Moro ... non ditemi che siamo alternativi!!

equipaje ha detto...

(per la cronaca: oggi qui piove, si lavora, e si sta invano tentando di andare in tragica e fantozziana pausa pranzo ;)

in questa discussione molto s'è sentita la mancanza di Franco DM, diciamolo pure! :)

Ellin Selae ha detto...

Gentili lettori e (speriamo) bibliofili,
il prossimo fine settimana si terrà al Castello di Belgioioso la storica fiera dedicata alla piccola editoria "Parole Nel Tempo", alla quale noi di Ellin Selae partecipiamo da sempre.
Come ogni anno saremo sugli stessi tavoli insieme ai nostri colleghi nonche' "vicini di collina" della casa editrice 'Sensibili alle Foglie'.
Se pensate di visitare la mostra ci troverete in una delle prime stanze del percorso al piano terra del Castello.
Abbiamo anche qualche biglietto omaggio e fino ad esaurimento li metteremo a disposizione di chi ce li chiederà. Per farlo, ecco i nostri recapiti:
ELLIN SELAE, rivista e libri
ellin@libero.it
tel/fax: 0173-791133
www.ellinselae.org

Arrivederci al castello!

equipaje ha detto...

^.^
(l'ho evocato?)

E aggiungo: nella discussione pure molto s'è sentita l'assenza -assai giustificata, visto che è in Nepal, ma tant'è- di Marco Valussi aka Silphion!

(e ora vediamo: se si appalesa anche lui, brevetto il metodo).

giam ha detto...

Fermo restando che non sono un “addetto ai lavori” e, quindi, sparo un po’ di opinioni criticabilissime, rispondo al “che fare?” di Equipaje (domanda non da poco) e dopo aver letto gli interventi precedenti
Nello specifico caso degli alloctoni, temo che oramai la frittata sia oramai fatta, non credo che abbiamo scelta, almeno nella maggior parte dei casi. Come “eradicare” la zanzara tigre, lo scoiattolo grigio (senza far male a quello “verace”), la vongola filippina o la formica argentina? Non credo che attualmente abbiamo né conoscenze né energie sufficienti. Più che altro si tratterà (almeno per un bel po’) di contenerle ‘ste specie, di conviverci, operando scelte sul come, quanto e dove intervenire, lì dove avremo sufficienti prove della loro “dannosità”.
Insisto: lasciando fare si ricreerebbero molto probabilmente, in tempi non equiparabili alla nostra esistenza individuale, nuove biodiversità ed ecologie, che non necessariamente prevederebbero l’ Homo sapiens o il suo benessere. E’ già successo, nessuna novità sotto il sole: basti pensare all’ecologia e biodiversità del Giurassico… o vogliamo essere antropocentrici?. La Grande Catena dell’ Essere non credo abbia particolari riguardi per gli umani (luigi, che scherza… però…). Non si tratta di darwinismo con la “natura rossa nei denti e negli artigli” (per altro: ‘sta cosa l’ha detta un poeta, non Darwin): Darwin ha (sintetizzo…) “detto” che la natura non ha alcun fine preordinato. Stephen J. Gould sintetizzava “La Vita non ha Senso. A noi il compito di dargliene uno”. E questo senza poter contare in a lcuna Grande Madre Regolatrice o su saggi antenati. Questo ci responsabilizza.
Che nel Neolitico superiore ci siano stati tutti che ci avevano “insertato” (Montalbano), è cosa molto dubbia; idem che i “nativi” siano stati saggi amministratori: per l’Australia c’è chi parla di estinzioni del 90% della megafauna, chi parla di interi generi, subito dopo l’arrivo dell’uomo, metti 50.000 anni fa; c’è chi attribuisce la cosa più a virus importati dagli umani che alla caccia, chi sottolinea il metodo di caccia tramite incendi, chi parla di goccia che ha fatto traboccare il vaso… insomma…: non siamo andati lì a far del bene. http://www.elicriso.it/it/conservazione_specie_ambiente/stragi_preistoriche3/
In più: siamo sei miliardi, in crescita.
Il discorso è difficilissimo, ma forse il buon senso ed il pragmatismo di Equipaje ci potrebbero aiutare ad evitare le petizioni di principio.
Ciao a tutti

equipaje ha detto...

Mica posso fare tutto io!
Te lo sai stamattina a che ora mi sono alzata?!

(Sì, sì: c'è grossa crisi) ;)