Come dicevo, in giardino io non ce l'ho.
Ma nel Varesotto è parte integrante del paesaggio, è *la* pianta del giardino/giardinetto anni '60. Così astratta, così stilizzata: più che una pianta, un barboncino. Tosato, però.
Che non sia una bellezza mozzafiato lo diceva persino Neruda, che pure in mezzo alle sue foreste c'era nato: no por bella te canto ("se ti celebro non è certo perché sei carina").
E' originaria del Cile come sostengono tutti (chi fu a diffonderla, chi fu il primo a portarla qui?) oppure era già a Varese duecento milioni di anni fa (come si sostiene in questo articolo di Repubblica-Scienze)? Mmm.
Sta di fatto che, nel dopoguerra, qui in zona piacque davvero parecchio: perché cresce quasi ovunque in Italia, ma in nessun altro luogo ha mai raggiunto una simile concentrazione.
Il disegno della sua "chioma di fil di ferro" le dà un'apparenza finta, disegnata: un'eleganza forse agli antipodi di quel mondo contadino che non si vedeva l'ora di lasciarsi -una volta per tutte- alle spalle. Sporca così poco da essere quasi al confine con l'artificiale: è il Monkey Puzzle Tree, il rompicapo della scimmia, l'Araucaria araucana.
Strobili di Araucaria araucana femmina
La rigida villetta varesina ama il rigido pratino all'inglese con nel mezzo due rigidi "arredi": la camelia e l'araucaria.
Un po' ostentazione un po' esorcismo l'araucaria è dunque lì: piazzata davanti alle palazzine, alle villette, alle villone. Ovunque!
Nel 2003-2004 l'Araucaria araucana rischiò di infliggere un duro colpo al cuore ed al portafoglio dei varesini: venne infatti inclusa tra le specie protette dalla convenzione CITES. Da quel momento averne una in giardino comporta(va?) -teoricamente- obbligo di denuncia al Corpo Forestale dello Stato, una tassa di possesso, una salatissima multa per la mancata denuncia.
Leggere per credere (giuro, non l'ho scritto io):
Varese, 7 aprile 2004
Mi scuso per l’anonimato, ma si addice a chi, come me, è costretto alla clandestinità. Ieri ho scoperto di essere un fuorilegge perché ospito un “irregolare”. Si tratta di un “cittadino” di origine extracomunitaria sebbene nato in Italia: un esemplare di Araucaria Araucana. Di che si tratta? Di uno di quei “pini con le spine” la cui presenza è alquanto frequente nei giardini varesini. Non ne ho favorito “l’immigrazione”, l’ho ereditata con tutto il giardino annesso alla mia abitazione. I “rei” sono i miei defunti genitori, che circa quaranta anni fa la ritennero graziosa e, dopo l’acquisto presso un vivaio locale (il Sud America, da cui origina la specie, era al di là delle loro idee e disponibilità), la misero a dimora nel loro fazzoletto di terra (ma perché non scelsero una betulla!).
State per abbandonare la lettura dandomi del folle?
Un attimo ancora e vi sarà tutto chiaro. Intanto vi suggerisco di verificare se in giardino avete anche voi un extracomunitario di tal fatta, nel caso covereste una serpe in seno. Negli anni settanta, l’Italia ha aderito alla convenzione Cites di Washington contro il commercio di specie animali (antilopi, zebre, leoni, ecc.) e vegetali (l’Araucaria allora no!) minacciate di estinzione (“endangered species”) [...] Non avendo denunciato per “ignorantia legis” la mia zebra, pardon pianta, la stessa è caduta nel limbo degli irregolari. [...]
Udite udite: salvo che il fatto non costituisca reato (su questo penso di stare tranquillo, non è canapa, non si fuma, non si spaccia, non si inietta dopo averla scaldata con un cucchiaino, non si trova nelle discoteche, ma qui non si può essere certi di nulla) è prevista una sanzione amministrativa da 6.000.000 a 18.000.000 di vecchie lire. A conti fatti, applicando note regole per pagamenti oblatori (1/3 del massimo) solo 3.000 euro [...]. La sanzione è per la mera detenzione irregolare e non per l’abbattimento, il taglio o danneggiamenti. A oggi dunque la gazzella, pardon pianta, si è trasformata in un pernicioso extracomunitario assetato di soldi. Prima che mi venga in mente di “eradicare” il problema in un eccesso di xeno-fito-fobia, e prima che si formino nuclei di “detentori” organizzati sul modello del ku-klux-klan armati di motoseghe, acqua calda e sale et similia [...] (la spassosa lettura prosegue qui)
Bravissimo Cat! Sono otto etti di pigne, che faccio? Le incarto? :D
23 commenti:
L'hai fatto solo perchè volevi la figurina Liebig delle piante preistoriche, dillo!!!
Tanto lo sai che 'sti post antropobitanici mi piacciono! :-)
Interessantissimi anche i commenti al post precedente.
E le aiuole delle banche, eh....?
Comunque: personalmente araucaria e lauceraso li sterminerei (abbondano anche qui).
Ciao a tutti :-)
Era l'araucaria, dunque! L'avevo pensato, tanto indelebile è il ricordo che ho della quantità di villette con araucaria che notai, durante un viaggio in bicicletta, sulla strada da Novara al Lago d'Orta (luoghi vicini al citato Varesotto). Trovo la pianta affascinante, ma completamente fuori luogo nelle nostre pianure: un simbolo, concordo, del rifiuto della tradizione contadina. Spassosissimo il grido di dolore dell'anonimo Billy the Kid!
la storia della denuncia e mica la sapevo!
Interessante il profilo fito-antropo-botanic-varesotto!
da grandi hanno anche un loro fascino, ma da piccole sono proprio dei mostri.
Hem, per le pigne facciamo che passo la mano...salüti, cat
Ehi, cosa vogliono quei piemontesi?
Giam, e vogliamo parlare delle piazzole dei distributori? :D
E vogliamo parlare anche di quei duecento milioni di anni dell'articolo di Repubblica, che non ci dormo più?
Meristemi: siiiiiiiiiiiii :)))
(e prima il gingko, e poi l'araucaria. cosa manca ancora per la sestina? cycas, felci, ma poi?)
... oh!
ok, questa è nel giardino dei miei genitori nella metropoli sabauda...
Effettivamente il periodo era quello...
Piemontesi! ;)
Ma guardi che sono pigneverdi di ottima qualità, architetto!
(Ok. Se non spiega il perché dell'araucaria/Ed Wood, a Meristemi, le mando. Pigna più, pigna meno!)
L'impronunciabile Welwitschia dice qualcosa? Poi le più banali Cycas, Lycopodium ed Equisetum.
Per schivare le pigne (nell'accensione del caminetto come si comportano? L'item potrebbe anche interessare), dico: "ma non ce la vedere una bella Araucaria sullo sfondo di una scena di Plan 9? Sarebbe stato il massimo dell'effetto speciale per il povero Ed".
Le cose che si imparano!
Leggo di un imminente remake di Plan 9 (che girino tra Tradate e Lonate Ceppino?)
Oh: le pigne nel caminetto scoppiettano assai :)
Con rispetto parlando, ma in quella zona di ghoul ce ne sono parecchi, potrebbe essere la location ideale. E poi, lo strillo sulla locandina originale recitava, più o meno: "Unspeakable horrors from the hinterland paralyze the living and resurrect the dead"
:D :D :D
La camelie mi piacciono, ma le araucarie proprio non le sopporto. Mi sembrano degli enormi ragni.
Cioccolatamara.splinder.com
non mi è mai piaciuta, l'araucaria nei giardini...
però il mio prof di selvicoltura ci aveva fatto vedere delle diapositive delle araurarie "selvatiche" nel loro ambiente della patagonia e... bhè, lì avevano il loro fascino!
certo Marzia, come gli ulivi centenari nella collina toscana! Perdono parecchio fascino quando li portano a marcire nei giardini della lomellina...
bellissima la lettera del cittadino!!! :D
chissà se avesse abitato a Cusano Milanino, dove il comune era arrivato a dare multe per "potatura orrenda delle piante" (giuro, ho le prove. anzi, se vuoi ti mando una copia via mail)
Manda manda manda, sono un'assidua lettrice della posta dei cittadini! :)
Cinzia, Marzia: non esistono piante cattive, esistono solo piante maldisposte! ;)
Ma povere auraucarie. Proprio neanche una parolina di conforto verso questi sfortunati vegetali?
Solo perchè puntuta e foresta gli spariamo a gliphosate e varechina. Ma che colpa ne hanno loro se noi umani abbiamo così poco gusto e le alleviamo nella puzzolente piana padana!
E che può capire un vegetale preistorico dei deliri legislativi della nostra specie? Propongo una mozione di simpatia per Araucaria araucana :)
Per tutte le segherie del Bio Bio! Piena solidarietà alla compagna Araucaria (aka barboncino tosato, mostro, tipo "con fare asimoviano, anzi, da Ed Wood", enorme ragno etc.) qui ingiustamente deportata e sbeffeggiata.
Ma: e se avesse ragione il giornalista di Repubblica??
(Sui deliri legislativi della nostra specie oggi sorvolo, senno' m'arrestano).
l'araucaria qui, in un luogo lontano dal varesotto, era un modo per mostrare che si era qualcosa di più. Assieme al cedro del libano denunziava l'appartenenza dei proprietari del giardino ad un livello sociale e culturale di tutto rispetto. Un po' come avviene ora con i SUV. Così tutti mettevano araucarie nei propri giardini intorno agli anni sessanta, anche senza averne i titoli. Ora mi ritrovo con un'araucaria di 47 anni alta dieci metri in un giardino di seimetriquadrati. Lontano da Varese. L'araucaria non solo non è bella, come diceva Neruda, ma ha anche un caratteraccio.
prof.
(mi stavo giusto chiedendo a chi sarebbe toccato, il commento n. 666)
A-les-san-dro! :)))***
Io mi applico, ce la metto tutta, ma mi scoprono sempre :-( .
Prima o poi devo imparare a fare 'sti benedetti coperchi.
prof
Mi è toccato lavorare tuta la domenica per travestire la mia araucaria in un abete della val di Fiemme.
'Nzamai si trovasse a passare davanti al mio giardino qualche ronda in cerca di extracomunitari.
Dovrebbero rimpatriare anche i pomodori :)
(ale, ma la aggiorniamo quella pagina? e quando passiamo al blog? :) *
mi piace il tuo blog
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