Siccome "tutto si tiene" ed anche il mio giardinetto non si trova su Marte, oggi niente fiori (e no, neppure opere di bene).
Sul voto a Berlusca & Lega c'è poco da capire: in tempi incerti/precari ed economicamente depressi le sostanze euforizzanti vanno alla grande, ed i capri espiatori non sono da meno.
La solidarietà non ha molto appeal, ultimamente.
Resta invece da capire cosa farà ora tutta questa gente, quorum ego, che non conta di vincere al superenalotto dopodomani o di sposarsi con un miliardario in tempi rapidi o che ha qualche riservina sul modello di sviluppo vigente.
Della fine della sinistra parlamentare non m'importa granché: gli innamoramenti sono più appassionanti dei matrimoni ed i movimenti sono di gran lunga più divertenti delle istituzioni, ben venga dunque il ritorno alle piazze, perbacco!
...
Ooops, scordavo, non ci son più, le piazze.
E neppure uno straccio di statu nascenti.
La resistenza che c'è in giro è quasi tutta individuale.
Guardami, guardami mentre tutta compìta e volonterosa riciclo il mio bel biglietto del tram nella spazzatura differenziata [carta] e così facendo credo di salvare un albero, proprio mentre in Val di Susa ed altrove avanzano le Ruspe.
Mi sento tanto, ma proprio tanto naïf.
Oppure guardalo, questo simpatico piccolo Gruppo di Acquisto Solidale che adotta
Rosaria l'ape solitaria mentre tutt'intorno
le api muoiono (niente api = niente impollinazione, niente impollinazione = niente frutta e verdura, niente frutta e verdura... continuate pure voi).
Quanto inciderà?
Come
qualcuno ha sostenuto, la vita e la modernità sono diventate "liquide". Eppazienza, cambiamenti e metamorfosi spaventano ma in fondo affascinano, son tutti da capire, sono vita. Quel che a me riesce davvero difficile da capire, piuttosto, è: ma come si fa a star dentro questa nostra "modernità liquida" reinventandosi una qualche dimensione
collettiva?
Scriveva
Renato, qualche giorno fa: Non c’è nessuna utopia nella politica di questi anni, nessun territorio comune dove tutto è possibile… ciascuno si è come ritirato in un territorio dal quale tutto appare impossibile […] adesso mi sembra che l’agire politico non possa avvenire attraverso il linguaggio delle ideologie o nelle pratiche di protesta, di rivendicazione o scontro ma nelle strategie di “fuoriuscita” dal circuito delle merci.
Sono d'accordo.
Ma non basta mica, sai.
Occorrerebbe anche -ed invece, santo cielo, manca del tutto- un progetto comune da perseguire.
Perché noi possiamo adottare le api, riciclare tutti i biglietti del tram e pure tutti i tram: ma senza un progetto comune questi sono e rimarranno solo gesti "carini" che mettono a posto la coscienza, mere testimonianze individuali che non incidono di uno svirzigo sulla realtà circostante.
Realtà che -noto per inciso- sta serenissimamente affondando sulle anestetizzanti note dell'orchestrina del Titanic.
E che seccatura quel fastidioso dettaglio: sul Titanic perduto nel suo sogno di sviluppo ci stanno pure il mio giardinetto senza antiparassitari, il vostro orticello biodinamico e tutte quante le nostre coscienze consapevolissime e senza macchia.
(E se qualcuno ancora pensa che noi non si viva in tempi interessantissimi per favore venga qui e me lo spieghi: come cappero dovrebbero essere, per essere più interessanti di così?)
Domani ritorno ai fiorellini e mi azzittisco.
Almeno per un po', via ;)