Libri sul giardino, parecchi o anche molti, mai quelli che cerchi veramente.
Disposti su cubi almeno apparentemente tematici -senz'altro più ordinati rispetto allo scorso anno. Cubi di Letteratura e filosofia, Storia e architettura, Paesaggio conservazione e salvaguardia, Ville e giardini, Profumi e sapori, Cucina, Illustrazione botanica, Tecniche di giardinaggio: potature, permacoltura, idroponia. E poi cubetti dedicati al bonsai, ai bambini, all'arte topiaria, alle erbe spontanee, al garden lighting, agli erbari (podiense, esotico, di Tolkien: alcuni, tocca ammettere, splendidi). O alle monografie: camelie, iris, grasse, rose, peonie, patate (giuro), gypsophile, gerani pelargoni. E ad alcuni pittoreschi libretti per realizzare oggettini Biedermeier, fiori secchi, fiori sui sassi, a uncinetto, a punto croce, di stoffa, di perline e filo mouliné (garantisco che potete serenamente seguitare ad ignorare senso ed essenza del filo mouliné senza graffi alla vostra cultura).
Di tutto un po'. Una visione d'insieme, per forza di cose sfocata ed approssimativa, delle numerose declinazioni realizzate, possibili, potenziali, sognate, sognabili de: Il Giardino.
Ed ecco dunque -qui si cita e non s'inventa nulla, attenzione- i libri.
Libri sul giardino interiore, segreto, misterioso, misterico, simbolico, sacro. Contemplativo, perduto, ritrovato.
Sul giardino ligure, toscano, mediterraneo, italiano. Del lago Maggiore. Cinese, giapponese, zen. Islamico.
Ducale, reale, barocco, d'artista, sul Period Garden. Su quello ottocentesco, rinascimentale, medievale, del XX secolo, del terzo millennio.
Libri sul giardino a bassa manutenzione, botanico, d'ombra, of light.
Dell'acqua, sans arroser -como Usted quiera.
E poi il giardino dei sapori, vegetable, secondo natura, naturale, l'ossimorico giardino selvatico. Sul balcone. Per tutte le stagioni. Colorato, profumato, dei fiori. Il giardino-orto -così di tendenza.
Il giardino da abitare.
The walled garden, le micro jardin.
Pensile, verticale, per dilettanti.
Planetario, in movimento, di resistenza (G. Clément).
Venuto dal vento.
Dei semplici, di campagna.
Della domenica. Mio, facile, per tutti, petit.
Una mostra un po' affastellata, con una sorta di affanno nell'elencazione di tutti i possibili rivoli, utilizzi, risvolti, cantoni, possibilità: un esaminando che ripete diligentemente tutti i punti salienti mandati a memoria, e peccato per quell'antipatica ansia da prestazione che li rende poi così simili all'elenco telefonico di Atlantide.
Poi per il resto della domenica c'è la Graziella evergreen, le altre Ville che oggi non ci andiamo tanto Verbania è a due passi e ci si torna in qualsiasi momento -ed infatti la mia ultima volta a Villa Taranto resta quella con il fidanzatino del liceo durante il V Governo Moro o giù di lì-, l'Isolino di San Giovanni già avvolto nelle nebbie, il passeggio col gelato da passeggio sul lago sempre un po' malinconico, l'ancor più malinconica chilometrica coda del ritorno.
L'anno prossimo sto a casa, lo giuro: che' qui si critica e si critica, ma poi si seguita a sovvenzionare l'editoria la più varia ed eventuale, mannaggia a me.
Buon autunno, e buon lunedì.